La politica monetaria sta all’economia reale come un guinzaglio al cane: torna utile a trattenerne lo slancio, ma è completamente inutile se con esso si tenta di sospingerlo. Si impone inoltre una certa proporzione tra robustezza dell’aggeggio, capacità di trazione dell’animale e resistenza del padrone: almeno se si vuole evitare di vedere il cane in fuga e lo sventurato cinofilo trascinato nella polvere.

Potrei fermarmi qui. Lette queste poche righe, sapete più o meno tutto ciò che è necessario per valutare le molte chiacchiere sulla questione Euro-Lira, sul Quantitative Easing e su quant’altro ha determinato il recente risorgimento politico della Lega Nord.

Ma non voglio essere avaro di argomenti e, dunque, illustrerò di seguito quattro situazioni nelle quali è indispensabile tener presente quella che d’ora in poi sarà nota come “Teoria del Guinzaglio” (mi raccomando le maiuscole e occhio ai diritti d’autore se decidete di farne uso[i]):

1 – Situazione “Ben Hur”: un po’ quello che successe in Germania nel ’23 o in Zimbabwe nel non lontano 2008 quando fu chiaro che non proprio chiunque può uscire a passeggio con un rottweiler. Il cagnaccio dell’inflazione (specie in un’economia dai fondamentali deboli, il cui futuro dipende in larga misura da un proficuo commercio con l’estero o magari fortemente indebitata) ha un carattere difficile: stampate troppa moneta e lui vi trascinerà in una corsa folle fatta di banconote da 100 miliardi e sfilate in camicia bruna. Lo so, è dura da mandar giù, sarebbe bello un mondo nel quale tutti i nostri problemi sono risolti dalla copisteria all’angolo. Ahimè, così non è.

2 – Situazione “Cane di Buridano” (lo so che era un asino, trattasi di licenza poetica, non siate pedanti): il banchiere centrale provetto conosce una verità fondamentale. Mai (dico mai) ingenerare confusione e false aspettative nei mercati. Il rischio è quello di farli morire di inedia rendendo al fine inefficace la politica monetaria. Immaginiamo, ad esempio, che il mercato nutra aspettative di inflazione decrescente (che poi è ciò che sta accadendo oggi): il nostro eroe sa che “deve” stampare moneta sol perché il mercato se lo aspetta; se non lo facesse finirebbe paradossalmente per accrescere quelle stesse aspettative che tenta di smentire, peggiorando la situazione e trovandosi poi costretto a fare ben di più in un non lontano futuro. Insomma, quando una misura è inevitabile secondo le aspettative razionali, temporeggiare è inutile se non dannoso: strattonate il cane, che si decida a muoversi. Se si tratta poi di un cocciuto pastore tedesco che rifiuta stolidamente gli acquisti di titoli di Stato, strattonatelo senza pietà.

3 – Situazione “Io non posso entrare”: quante volte vi sarà capitato di veder languire un povero cucciolotto sull’uscio di uno dei tanti negozi che non ne consentono l’ingresso? Ecco, più o meno la stessa cosa è accaduta all’Area Euro negli ultimi due anni. Non ci voleva Keynes per capire che l’economia appena scioccata dalla crisi del debito sovrano aveva bisogno di una bella sbronza da base monetaria: e invece che fanno i baristi di Bruxelles? Per prima cosa somministrano alla povera bestia un bel cocktail pro-ciclico dagli effetti devastanti: “Fiscal Compact” mescolato a “Basilea 3” con due dita di “stress test” e un cicinin di “requisito di capitale per il rischio paese”; poi, solo poi, ecco finalmente arrivare la liquidità, veicolata da una serie di strumenti dalle strambe etichette – Omt, Ltro, Tltro – il cui funzionamento era ab initio del tutto impedito dalle stesse misure pro-cicliche di cui sopra: e del resto se si stabiliscono regole capestro che vietano alle banche di prestare e agli Stati di spendere, a che serve riempirli di danaro? E’ un po’ come portare un chihuahua in macelleria e attaccarlo a una catena spessa 3 pollici.

4 – Situazione “Attenti al cane”: che abbiate un rottweiler o un pincher, che siate padroni coscienziosi o distratti, addirittura quand’anche il cane non ce l’abbiate punto, c’è sempre un cartello che fa per voi. Eccone alcuni già pronti per essere esposti: “Se vince Syriza, la Grecia va fuori dall’Euro”; “Se Draghi va avanti così, la Germania va fuori dall’Euro”; “Queste riforme le impone la Trojka”; “ Se non facciamo le riforme arriva la Trojka”; “Se l’Italia esce dall’Euro moriremo tutti”; “Se l’Italia non esce dall’Euro moriremo tutti”. L’assortimento è davvero vario ed efficace, si presta agli usi più diversi e soddisfa tutti i palati. Con il grosso vantaggio di non dover nemmeno fare la fatica di impugnarlo, il famoso guinzaglio.

Ebbene, ora siete addottorati sulla mia nuova teoria. Meditate e buona passeggiata.

[i] L’esempio del guinzaglio – limitatamente al concetto espresso con la prima proposizione di questo pezzo – fu utilizzato da Antonio Fazio (il più grande economista quantitativo che questo Paese abbia mai conosciuto, qualcuno lo dica!) nel corso di una relazione tenuta a Vermicino alla fine del 2001.

 

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