Cinema

Banana, un samba di formazione sul nostro sopravvivere oggi

Arriva su pochi schermi grazie a Good Films, dice verità (in)confessabili sul nostro sopravvivere oggi e offre almeno due chicche: l’Iliade come fosse una partita di calcio, con Achille e Agamennone in attacco, e le stelle, che vediamo brillare ma potrebbero già essere morte, come metafora della nostra resa

di Federico Pontiggia

No, gioiellino non è un termine desueto. Capita, talvolta, di ritrovarlo in sala: Banana, scritto e diretto dal torinese Andrea Jublin, classe 1970, già candidato all’Oscar per il bel corto Il supplente. Protagonista è un 14enne (Marco Todisco, wow) buffo, sensibile, appunto, col piede a banana, che sogna il Brasile e una vita all’attacco.

Problema, i genitori sono rassegnati, la sorella Emma (Camilla Filippi, deliziosa) è a rischio catenaccio, la professoressa Colonna (Anna Bonaiuto, che classe) beffarda e Jessica, la compagna di classe di cui è perdutamente innamorato, non lo ricambia: che fare? Su spartito tragicomico, Jublin riesce a comporre un samba di formazione inconsueto per il nostro cinema, soprattutto negli esiti felici: mutatis mutandis, Banana è quel che avrebbe voluto essere L’intrepido di Amelio, forse pure Il ragazzo invisibile di Salvatores.

Arriva su pochi schermi grazie a Good Films, dice verità (in)confessabili sul nostro sopravvivere oggi e offre almeno due chicche: l’Iliade come fosse una partita di calcio, con Achille e Agamennone in attacco, e le stelle, che vediamo brillare ma potrebbero già essere morte, come metafora della nostra resa. Da non perdere.

Dal Fatto Quotidiano del 15 gennaio 2015

 

Banana, un samba di formazione sul nostro sopravvivere oggi
Precedente
Precedente
Successivo
Successivo

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.