Sarà perché fa parte di una giunta come quella Pisapia che della sobrietà ha fatto una bandiera. Sarà perché come assessore di Milano alla Casa affronta ogni giorno questioni socialmente delicate, come sfratti e sgomberi di abusivi dagli alloggi popolari. Sarà perché il suo percorso politico è di sinistra, quella vera. A ogni modo una cosa è certa: il ricorso al Tar presentato da Daniela Benelli contro la legge della Regione Lombardia che a settembre ha tagliato in media del 10% i vitalizi degli ex consiglieri del Pirellone è diventato un caso. A Palazzo Marino, sede del Comune, dove i mugugni nella maggioranza arancione sono più d’uno. E all’interno del suo stesso partito, Sel. Che l’ha invitata a riconsiderare la scelta, con una nota del coordinamento metropolitano che mette l’accento sull’“evidente divaricazione politica che si è aperta con le
scelte politiche di Sinistra Ecologia Libertà che, in questi anni, ha sempre perseguito la lotta ai privilegi senza mai dare spazio alle semplificazioni tipiche dell’antipolitica”.

Ma Benelli, di fare un passo indietro, per il momento non ne ha voluto proprio sapere. L’unico suo commento l’ha lasciato su Facebook il 14 gennaio: “Non pretendo di dare lezioni di morale, ma perché, in nome dell’opportunità o dell’opportunismo politico, avrei dovuto rinunciare a contestare un provvedimento sbagliato? Ho aderito al ricorso collettivo che ha alla base ragioni di principio e di metodo. E per quanto mi riguarda, se vinceremo il ricorso, destinerò il mio 10% alla Caritas ambrosiana, che sono certa ne farà buon uso”. Le questioni di opportunità politica, dunque, non convincono Benelli: a quel 10% non vuole rinunciare, come del resto gli altri ex consiglieri che hanno presentato ricorso, 54 in tutto sugli oltre 220 assegnatari del privilegio.

Benelli, ex Pci, Pds e Pd, percepisce il vitalizio da tre anni e, con un lordo annuale di 50.054 euro, si è già rifatta dei 143mila euro versati in contributi quando è stata consigliere regionale, dal 1980 al 1990. In futuro la sua quota rischia di pesare per centinaia di migliaia di euro sulle casse pubbliche della Regione, che è arrivata a un taglio, seppur risicato, dei vitalizi in considerazione del periodo di crisi e ristrettezze. Motivazioni che non convincono l’assessore: “Se la Regione avesse voluto davvero istituire un fondo di solidarietà – scrive Benelli – avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato, e forse anche migliore, decidendo con gli interessati la sua destinazione, senza mettere pericolosamente in discussione un principio di diritto. Perché annegare i risparmi nel bilancio complessivo della Regione Lombardia sulle cui politiche di spesa ho molte riserve? Ricordo che fino a poco tempo fa si parlava di 30 milioni per un referendum regionale inutile e sbagliato”.

Nessun imbarazzo, da parte di Benelli, nemmeno per avere fatto finire il proprio nome di fianco a quello di firmatari che, come Domenico Zambetti o Antonio Simone, prima di essersi messi in mano alla giustizia amministrativa hanno avuto ben altri problemi con quella penale.

Le critiche sono arrivate da più parti: il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri ha parlato di ricorso “incomprensibile”, il capogruppo democratico in Comune Lamberto Bertolè lo ha definito “poco opportuno”. Parole al vento per Benelli, che già nel 2012 era scivolata su questioni di opportunità politica, quando da un elenco finito nelle carte di un’inchiesta della procura di Milano era saltato fuori l’appartamento avuto in affitto dall’Istituto dei ciechi a un canone conveniente: 9.600 euro all’anno più 2.500 per le spese per sei vani e mezzo in via Marcona, zona signorile della città. Alloggio “di circa 80 metri quadrati” secondo quanto dichiarato allora da Benelli, ma registrato a catasto per ben 121.

Alla fine arriva la rinuncia al ricorso – Dopo tre giorni di polemiche e un incontro con Pisapia, Benelli ha deciso di ritirare la sua firma dal ricorso contro il taglio ai vitalizi della Regione Lombardia e ha rimesso le proprie deleghe al sindaco. “Ho aderito al ricorso collettivo contro una legge sbagliata della Regione Lombardia – ha scritto in una nota la sera del 16 gennaio – Si sarebbe potuto raggiungere l’obiettivo di ridurre i vitalizi senza demagogia e senza intaccare principi di diritto. Le polemiche che sono sorte hanno però evidenziato come molti abbiano visto nella mia scelta la difesa di un privilegio. Dal momento che questo è quanto di più lontano dal mio obiettivo e dalla mia storia ho deciso di ritirare la mia firma da quel ricorso onde evitare di alimentare ulteriori e inutili polemiche. Per lo stesso motivo ho deciso di rimettere al sindaco Giuliano Pisapia le mie deleghe, anche perché non intendo coinvolgere la giunta in polemiche che non riguardano in alcun modo l’azione amministrativa“.

Twitter: @gigi_gno

Aggiornato da Redazione Web il 17 gennaio 2015 alle 9.45

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