La firma c’è e la sceneggiatura è perfetta. Manca solo l’ufficialità, ma dopo le parole pronunciate dal suo agente Carlo Vigorelli, Samuel Eto’o può considerarsi un giocatore della Sampdoria. Il campione camerunense torna in Italia, dove la sua famiglia è rimasta dopo gli anni d’oro con l’Inter, e la prima squadra che affronterà vestendo blucerchiato sarà proprio quella nerazzurra. Trentatré anni e 4 gol in stagione con l’Everton, Eto’o ha messo il suo autografo sotto un contratto da poco meno di 2 milioni di euro. Una cifra importante per la Samp, i cui contratti più pesanti – se si è esclude il caso Romero – sono i 900mila euro di Bergessio, Gastaldello e Silvestre.

Ma quella cifra che il presidente Massimo Ferrero ha deciso di investire per portare a Genova una stella come l’ex Barcellona e Chelsea è anche il certificato di garanzia di qual è l’obiettivo stagionale dei blucerchiati, ben piazzati nella lotta per il terzo posto e costretti a sostituire Manolo Gabbiadini, ceduto al Napoli. Ecco allora l’uomo che fece impazzire Milano nell’anno del Triplete, mettendo la firma su 16 gol, uno dei quali pesantissimo contro il Chelsea. Ma soprattutto sgobbando sulla fascia per ordine di Josè Mourinho. Un ruolo che, partito il tecnico portoghese, Eto’o chiarì subito di non voler più coprire. È nato per stare davanti e per segnare. La risposta è racchiusa nelle 37 reti segnate nel primo tribolato anno post Special One.

Poi l’Anzhi e il Chelsea. Milioni su milioni e alcuni flirt italiani annunciati ma mai concretizzati. Fino a quello con la Sampdoria, squadra che di tentativi di rilancio di stelle e stelline ne ha pieni gli annali. Come ogni operazione delicata, giocata sullo stretto crinale dell’età avanzata e delle personalità forti, non tutte hanno dato i frutti sperati. L’ultima è anche quella che ha regalato maggiori soddisfazioni. Quando arriva Antonio Cassano nessuno crede più in Fantantonio, nonostante abbia appena 25 anni. Troppi colpi di testa e pochi d’autore con il Real Madrid, l’eterna capacità di litigare con chiunque e una forma fisica non proprio smagliante. Ma il talento di Bari Vecchia trascina la Sampdoria in Champions e si rilancia, prima di cadere di nuovo in tentazione e litigare con Riccardo Garrone.

Non ebbe un finale traumatico la seconda giovinezza di Ruud Gullit, arrivato a 31 anni dal Milan. L’olandese marchia a fuoco la stagione 1993/94: 15 gol, Sampdoria terza e la Coppa Italia in bacheca. Una storia decisamente diversa da quella di Beppe Signori, scaricato da Eriksson nel 1998 e accolto a braccia aperte a Genova. Dove però è frenato da problemi fisici, risolti poi dopo il trasferimento a Bologna. Intristito per aver saltato il mondiale 2006 e appesantito per l’infortunio al ginocchio non andò per il verso giusto anche il tentativo di rilanciare Christian Vieri nell’estate 2006. Il bomber molla tutto prima ancora di partire per il ritiro. Durò poco di più l’avventura di un altro ex interista, Jurgen Klinsmann: il tedesco rimase sotto la Lanterna per sei mesi, segnando due gol. Poi via verso l’Inghilterra, a salvare il Tottenham. La tratta Milano-Genova venne coperta anche da Walter Zenga, altro ruolo ma stessa storia di acciacchi fisici. Ora tocca a Eto’o rispondere presente. Parlando l’unica lingua che conosce e che interessa ai tifosi, quella del gol.

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