Un anno e quattro mesi di squalifica per Carolina Kostner. È questa la sentenza emanata dalla seconda sezione del Tribunale nazionale antidoping nei confronti della pattinatrice altoatesina, accusata di “complicità” e “omessa denuncia” per aver coperto l’allora fidanzato, il marciatore Alex Schwazer, trovato positivo alla sostanza dopante Epo. La pena inflitta all’atleta italiana al termine del processo sportivo che si è tenuto allo Stadio Olimpico di Roma è stata più lieve di quella richiesta dalla Procura antidoping di Bolzano: due anni e tre mesi. La difesa, invece, voleva il proscioglimento.

“Sono amareggiata, mi ritengo innocente e andrò avanti fino all’ultimo grado di giudizio. Andrò fino in fondo, ma adesso aspetto le motivazioni della sentenza”, ha commentato la campionessa subito dopo la decisione dei giudici. Deluso anche l’avvocato della Kostner che, fino all’ultimo, ha sperato in un’assoluzione: “Se è più di quello che mi aspettavo? Assolutamente sì – ha detto – Non ci aspettavamo una condanna. Abbiamo citato delle sentenze del Tas che dicono che ci vuole la piena consapevolezza dell’illecito e non c’era nessuna piena consapevolezza”.

Il dibattimento sul caso Kostner è durato circa quattro ore e, oltre alla squalifica, ha portato a una multa di mille euro ai danni della pattinatrice altoatesina. Salva, invece, la medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Sochi del 2014, visto che la pena sarà scontata a partire da oggi e non dal momento delle ammissioni rese alla Procura di Bolzano. L’indagine era iniziata nell’ambito dell’inchiesta Olimpia che vede coinvolti alcuni atleti, tra cui l’ex fidanzato Schwazer, in una storia di doping. Lo scandalo era iniziato alla vigilia delle Olimpiadi di Londra del 2012, quando il marciatore risultò positivo all’Epo. Schwazer ha sempre dichiarato di aver fatto tutto da solo e che nessuno sapeva del suo uso di doping per migliorare le prestazioni agonistiche. Per questo, nel 2013 è stato squalificato per 3 anni e 6 mesi.

Un possibile coinvolgimento della Kostner, però, era stato ipotizzato dopo la scoperta di una bugia detta dalla pattinatrice agli ispettori della Wada, World antidoping agency. Era il 30 luglio 2012 quando gli ufficiali si recarono nell’abitazione dei due, a Obersdorf, per un controllo: la medaglia di bronzo a Sochi dichiarò, mentendo, che Schwazer non si trovava in casa.

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