Solo una sbirciatina. Una vocina dentro di me dice che non si fa, che non si pensa neanche. A sentirla bene dice pure che alla mia età questa smania doveva essere già materiale d’archivio. “Roba da indisciplinati, mica no”. Sarà. Ma io una sbirciatina la darei.

Apro l’astuccio.

“Non sei più alle elementari”. Lo dici tu, penso tra me.
“Una sola, dai. Per prendere spunto, beninteso”. Tiro fuori la matita, me la sono portata per essere sul pezzo.
“Metti via”, il tono cambia, si fa severo.

Inutile addirittura, dai. Due milioni dico, qualcuno di loro mi farà buttare un occhio, no? Mica saranno tutti avari, egoisti e menefreghisti come la Rametti, no? Ancora me la ricordo: ti dava i suggerimenti sbagliati quella racchia. Comunque una sbirciatina la do, ho deciso. Anche perché, parliamoci chiaro: a uno come me basta che gli allungano il foglio, mica devono proprio mettermelo sotto al naso. Sono sveglio io.

Mica è un caso che ho capito al volo che questa marcia era una roba da copiare alla grande. Quando non sei capace, diceva mio nonno, ricopia da chi meglio di te.

Detto fatto.

E io questo voglio fare: copiare questa marcia, portarla in Italia e brevettarla. Tanto qua una roba del genere non è ancora venuta in mente a nessuno. E se tanto mi da tanto, qui non verrà partorita mai. Quindi vocina mia, statti zitta e fammi fare che qua ci divento ricco, io. Minimo.

Le immagini scorrono e io quasi mi perdo. Ovvio, Parigi le strade ce l’ha larghe. Larghe, eppure la folla non s’accontenta, si incanala dove può. Un polipo immenso che si muove fluido, i tentacoli che si allungano a perdita d’occhio non si urtano tra loro. Fico. Destra, sinistra, di lato, di fianco, in alto, in basso, est, ovest. Chi non è stato invitato non s’è offeso e non s’è presentato. Nessun disturbo, ha preferito la gita fuori porta, in provincia, col suo migliaio di spiccioli nel portafoglio.
Anche questo è stile, se vogliamo.

Segno, segno. Prendo appunti, ma di nascosto, se no poi se ne accorgono e che figura ci faccio.
Soprattutto come faccio a spacciarla come idea mia.
“Tutto inutile, lo capisci?”. Riecco la vocina. Decido di ignorarla, mi distrae senza profitto.

Mi ributto sulle immagini. Mi travolgono. Niente di che, è. Io mica sono il tipo che mi emoziono.

Piuttosto, andiamo alla ciccia. Mi servono i dati, i numeri. Quante bandiere dei partiti politici sventolano. Vedi mai che c’è chi ne ha più di noi, mormoro tra me. Cerco, cerco ma non trovo niente. Strabuzzo gli occhi: almeno una sciarpa di un sindacato, nisba. Un fazzoletto di una parrocchia, macché. Il gagliardetto di una società di calcio, lo striscione di una cooperativa, la pubblicità di un consorzio. Nada de nada.

Mi avvicino, magari sono io che vedo male. Ho due fessurine orientali al posto delle palpebre. Il risultato è comunque uno solo: zero. Non c’è nessun simbolo a inquinare l’atmosfera. Segno, segno. Certo qua copiare sarà tosta. Brevettare che lo dico a fare.

Sento ridere dentro di me, “Te lo dicevo che era inutile…”

Mi ritorna in mente la manifestazione per la libertà di stampa del 2009 a Roma, a Piazza del Popolo. Ho un brivido che mi passa da parte a parte.

“Inutile…”
Zitta, befana.

Ancora sulle immagini. La Marianna di cartapesta, gli occhiali che abbracciano decine di metri di corteo, vignette dissacranti, etnie, razze, religioni. Idee. Lo Stato.

Segno, segno. Continuo a segnare, controllo i miei appunti ma qui il materiale si fa pesante.
Mi accascio sfinito. Riguardo i miei appunti. Mi ero sentito meno intimorito di fronte alla tesi di laurea.

Ma come faccio: sulle idee non si può. Sulla dignità men che meno. Sullo Stato non scherziamo.
Quando una cosa non c’è non c’è. Non è che te la puoi inventare da un giorno all’altro giusto per guadagnarci sopra. Fosse un manufatto abusivo realizzato nottetempo pure pure.

Ma qua parliamo di Stato, non è che posso andare a brevettare qualcosa che prevede l’impossibile. E Schengen o non Schengen, tutti d’accordo tranne uno (come sempre) oppure no, le frontiere per realtà specifiche ci sono ancora. E non tutto circola liberamente, purtroppo. Anche se lo dichiari.

Però, se mi metto a rifletterci un metodo lo trovo. Che ne so, un salvacondotto, un mezzuccio.
Su questo, mi sia concesso, non mi sento secondo a nessuno.

Certo due milioni sono tanti. “Nessun incidente” è una roba forte. Islamici, ebrei, europei, americani, giovani, anziani, donne, bambini, neonati che si abbracciano e si tengono stretti da un capo del mondo all’altro è epocale.

Io però questo copiato voglio farlo. Voglio un popolo di copioni. Giusto per il brevetto, mica perché ci guadagneremmo, figurarsi.
La marcia, poi, è utopia. In Italia si sfila. E intanto si saluta a favore di obiettivo.

Certo qualcosa devo inventarmela. Ad esempio potrei costituirmi in anticipo. Tipo l’espressione “Non è farina del mio sacco” si usa ancora è caduta in prescrizione anche lei?
Secondo me se la uso in anticipo, tipo le giustificazioni a scuola, risulto simpatico e mi danno ascolto. Scommettiamo?

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