“Tutti devono essere liberi di esprimere le proprie preoccupazioni, i propri bisogni, le proprie aspirazioni e le proprie paure”. È l’appello che Papa Francesco ha fatto appena arrivato in Sri Lanka per il suo settimo viaggio internazionale, incontrando il neo eletto presidente della Repubblica Maithripala Sirisena. Bergoglio è tornato per la seconda volta in Asia, a cinque mesi esatti dal viaggio in Corea dell’agosto 2014, per una visita che comprende anche una tappa nelle Filippine. Ad accogliere il Papa a Colombo una città blindatissima per motivi di sicurezza con 20mila poliziotti per le strade. “È una costante tragedia del nostro mondo che molte comunità siano in guerra tra di loro”, ha sottolineato Bergoglio, riprendendo il discorso che aveva fatto alla vigilia della partenza al corpo diplomatico accreditato in Vaticano, in un Paese che esce dalla recente guerra civile tra la minoranza Tamil e la maggioranza cingalese.

Francesco ha ricordato, inoltre, che “l’incapacità di riconciliare le diversità e le discordie, antiche o nuove che siano, ha fatto sorgere tensioni etniche e religiose, accompagnate frequentemente da esplosioni di violenza. Per molti anni lo Sri Lanka ha conosciuto gli orrori dello scontro civile, e ora sta cercando di consolidare la pace e di curare le ferite di quegli anni. Non è un compito facile quello di superare l’amara eredità di ingiustizie, ostilità e diffidenze lasciata dal conflitto”. Un risanamento che, per il Papa, richiede di “includere il perseguimento della verità, non con lo scopo di aprire vecchie ferite, ma piuttosto quale mezzo necessario per promuovere la loro guarigione, la giustizia e l’unità”. In questo processo Bergoglio si è detto “convinto che i seguaci delle varie tradizioni religiose hanno un ruolo essenziale da giocare” per la riconciliazione e la ricostruzione in corso nel Paese. Perché ciò avvenga, ha precisato Francesco, “bisogna che tutti i membri della società lavorino assieme; che tutti abbiano voce. Ma soprattutto devono essere pronti ad accettarsi l’un l’altro, a rispettare le legittime diversità e imparare a vivere come un’unica famiglia”. Per il Papa “la grande opera di ricostruzione deve comprendere il miglioramento delle infrastrutture e provvedere ai bisogni materiali, ma anche, e soprattutto, promuovere la dignità umana, il rispetto dei diritti dell’uomo e la piena inclusione di ogni membro della società”.

A Colombo Francesco canonizzerà il primo santo dello Sri Lanka, il beato Giuseppe Vaz, nello stesso luogo in cui fu beatificato da San Giovanni Paolo II esattamente 20 anni prima, e parteciperà a un incontro interreligioso con un migliaio di rappresentanti delle diverse comunità presenti: buddhista, hindu, musulmana e alcune confessioni cristiane. Prima di lasciare il Paese, il Papa pregherà nel santuario “Our Lady of Madhu” che risale al 1544 quando il re dell’epoca fece massacrare 600 cristiani. I fedeli sopravvissuti costruirono nella giungla un piccolo luogo di preghiera con la statua che ora si trova nel santuario che sarà visitato da Francesco.

Cuore della visita di Bergoglio nelle Filippine, invece, sarà l’incontro con 30 superstiti e familiari delle vittime del tifone Yolanda che nel novembre 2013 si è abbattuto sul Paese provocando 8mila vittime e 500mila case distrutte, con i quali il Papa pranzerà nell’arcivescovado di Palo, e quelli con le famiglie nella Mall of Asia Arena di Manila, con il clero e con i giovani. Momenti significativi del viaggio saranno anche la messa che Francesco presiederà nel Rizal Park di Manila e l’incontro con i leader delle principali confessioni religiose del Paese: buddista, ebraica, evangelica, “Filippina indipendente”, induista, islamica e ortodossa. Prima di tornare a Roma Bergoglio benedirà il “Pope Francis Center for the Poor”, ancora parzialmente in costruzione, gestito dalla comunità carismatica coreana. Qui il Papa incontrerà una cinquantina di orfani e di anziani assistiti da alcuni religiosi e volontari della comunità.

Dopo un impressionante bagno di folla lungo tutti i 28 chilometri tra lo scalo aereo e il centro della città di Colombo, il Papa ha incontrato i leader religiosi dello Sri Lanka, in cui il 70 per cento della popolazione è buddista. A loro Francesco ha ricordato che “per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra. Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi”. Bergoglio, sulla scia di quanto dichiarato 50 anni fa dal Concilio ecumenico Vaticano II, ha voluto “riaffermare il sincero rispetto della Chiesa” per i capi di altre confessioni religiose, le loro “tradizioni” e le loro “credenze”. Per Francesco ciò è “essenziale se vogliamo conoscerci, capirci e rispettarci l’un l’altro. Ma, come insegna l’esperienza, perché tale dialogo ed incontro sia efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni“. Così “nuove strade si apriranno per la mutua stima, cooperazione e anche amicizia”.

Alle parole del Papa hanno fatto eco quelle del leader musulmano, Ash-Sheikh Fazil, che ha condannato nettamente gli attentati di Parigi precisando che “l’islam non ha nulla a che vedere con il terrorismo, ma che i terroristi strumentalizzano il Corano per creare corruzione sul pianeta”. Bergoglio non ha nascosto, infine, che gli “sviluppi positivi nelle relazioni interreligiose ed ecumeniche assumono un significato particolare ed urgente nello Sri Lanka”, poiché “per troppi anni gli uomini e le donne di questo Paese sono stati vittime di lotta civile e di violenza. Ciò di cui ora c’è bisogno – ha sottolineato il Papa – è il risanamento e l’unità, non ulteriori conflitti o divisioni”. “Quanti modi ci sono per i seguaci delle diverse religioni per realizzare questo servizio! Quanti sono i bisogni a cui provvedere con il balsamo della solidarietà fraterna! Penso in particolare alle necessità materiali e spirituali dei poveri, degli indigenti, di quanti ansiosamente attendono una parola di consolazione e di speranza”. L’invito di Francesco è a “ricostruire le fondamenta morali dell’intera società! Possa il crescente spirito di cooperazione tra i dirigenti delle diverse comunità religiose trovare espressione in un impegno a porre la riconciliazione fra tutti gli srilankesi al cuore di ogni sforzo per rinnovare la società e le sue istituzioni”.

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