Anche Tsipras ha i suoi Trecento, pronti come Leonida alle Termopili a sostenere il diritto dei greci di decidere per se stessi e liberamente, senza le influenze e le pressioni dell’Unione europea. Per queste ragioni circa trecento tra accademici, intellettuali e attivisti che sono contro l’austerità, hanno firmato una petizione pro Alexis Tsipras, il 40enne leader del partito greco del Syriza atteso alle urne elleniche il prossimo 25 gennaio. Tra questi Toni NegriNoam Chomsky, Slavoj Žižek, Moni Ovadia, Toni Servillo, Tariq Ali, Etienne Balibar sprimono la loro speranza per un cambiamento in Europa, che partirà dalla Grecia e sotto lo slogan “Change in Grecia, Cambiamento in Europa“.

L’occasione è l’appuntamento elettorale in programma fra tre settimane, quando i greci all’indomani di un triennio di tagli, nuove tasse e memorandum imposto dalla troika, potranno scegliere la continuità con il governo di larghe intese fautore delle misure draconiane utili per accedere al maxi prestito da 280 miliardi di euro, oppure tentare la carta dell’alternativa.

La Grecia ha fatto in questi anni da cavia  per la cancellazione dello stato sociale e dei diritti democratici in Europa, sostengono i firmatari, dal momento che i pacchetti di “salvataggio dei memorandum hanno salvato solo le banche tedesche ed europee, impoverito la gente e aggravato  la disoccupazione rendendola di massa”.

Il programma di Syriza prevede infatti la trasformazione del megaprestito della troika in un grande bond, con una scadenza illimitata. Obiettivo, secondo quanto sostenuto da Yannis Varoufakis principale consigliere economico di Tsipras ed estensore del vademecum ellenico anti troika, è quello di prevedere una sorta di restituzione a tempo. E solo nel momento in cui il Paese otterrà una crescita compresa fra il 3% e il 3,5%. Accanto a ciò, Tsipras immagina un nuovo ruolo per la Bei, la Banca Europea degli Investimenti, chiamata a finanziare investimenti nei Paesi europei. A oggi la sfera dei diritti è stato il comparto più colpito dalle misure di austerità: sanità e welfare boccheggiano, con la salute principale settore in cui i greci risparmiano e stipendi minimi da 340 euro per i neoassunti, sia nel pubblico che nel privato.

Per questo i firmatari dell’appello chiedono a chiunque abbia a cuore la democrazia, la coesione sociale e la giustizia di sostenere il diritto del popolo greco a scegliere liberamente il proprio futuro.

Il riferimento è alla grande questione relativa alla sovranità nazionale, bypassata nei fatti in Grecia dal governo della troika. E asseriscono che “è responsabilità di tutti noi fermare la marcia verso il disastro e cambiare la direzione  dell’Europa, che con le attuali politiche rischia di implodere. È responsabilità di tutti noi sostenere chi vuole ricostruire l’Europa con i suoi cittadini e le sue cittadine”.

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