“I Comuni drammatizzano il problema sfratti per avere più soldi”. È questo il commento di Confedilizia, l’organizzazione che riunisce tutte le associazioni italiane dei proprietari immobiliari, alla richiesta – rivolta all’esecutivo dagli assessori alla casa di Roma, Milano e Napoli – di fermare gli sfratti anche nel 2015. Come è noto il governo nel decreto Milleproroghe non ha inserito una ulteriore proroga dello stop ai provvedimenti di esecuzione. Ebbene, secondo Confedilizia la richiesta non è legata a una condizione di oggettiva emergenza che, come calcolato dal Sunia, mette a rischio circa 30mila famiglie, bensì è solo una conseguenza di errori e malagestione: “Il blocco (degli sfratti, ndr) mette tranquille la loro coscienza e la loro neghittosità, o incapacità, a provvedere – si legge sul sito di Confedilizia a proposito delle giunte comunali – Il malgoverno clientelare dell’edilizia pubblica, così, continua. In nessun Paese al mondo il blocco degli sfratti si sussegue da più di 70 anni”. L’accusa ricalca peraltro quella lanciata dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che martedì ha contestato i dati forniti dagli assessori delle tre più grandi città italiane, secondo cui, nel 2014, le richieste di intervento della forza pubblica per sgomberare gli alloggi sono state 120mila.

“Il governo – si legge in un comunicato del presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani – ha posto fine a una ridicola e accidiosa liturgia, con una decisione che, se confermata anche in futuro e non rovinata dai Prefetti, conseguirà importanti risultati sul piano del ristabilimento della fiducia. L’inutile ritualità annuale del blocco degli sfratti non è del resto mai servita, mentre serviranno gli 849 milioni stanziati nel decreto casa per affitti, morosità e alloggi popolari”.

L’armonia di vedute tra Palazzo Chigi e i proprietari di immobili emerge anche nel parere di Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, attiva a Milano. “La mancata proroga del blocco degli sfratti può esser letta come un segnale positivo dato dal governo per ripristinare la fiducia dei risparmiatori investitori nella casa. D’altronde, la portata della misura è ormai ridotta a un limitato numero di casi, che dal governo, relativamente all’anno 2007, sono stati indicati in 2.889 in tutta Italia (1.120 a Roma, 789 a Napoli e 239 a Milano). Attualmente, si stima che gli sfratti interessati dalla eventuale proroga (devono ricorrere precisi requisiti: reddito molto basso, famiglie con anziani, minori, portatori di handicap) possano assommare a meno di 2.000. Il sistema dell’edilizia residenziale pubblica – ha ricordato Colombo Clerici – godrà di un finanziamento di 866 milioni, destinati in parte al recupero abitativo di alloggi popolari inutilizzati”.

Sulla stessa linea il presidente di Arpe-Federproprietà, Massimo Anderson, per il quale “ancora una volta si vuol far pagare ai proprietari di casa il problema dell’emergenza abitativa nelle grandi città. Gli Assessori di Roma, Napoli e Milano hanno chiesto nuovamente la proroga degli sfratti esecutivi come unica soluzione ad una situazione ingestibile sia dal punto di vista sociale che dell’ordine pubblico”. Inoltre secondo Anderson “molti sfratti riguardano o occupazioni abusive di alloggi che precludono i diritti di chi realmente avrebbe motivo per avere l’assegnazione o inquilini (di uffici e negozi) morosi. Il Governo Renzi aveva assicurato, nel cosiddetto Piano Casa, convertito in legge il 20 maggio del 2014, di aver previsto interventi per un miliardo e 740 milioni con tre obbiettivi: sostegno agli affitti a canone concordato, ampliamento dell’offerta di alloggi popolari, sviluppo dell’edilizia residenziale sociale“. In particolare il fondo per gli affitti ed il fondo per la morosità incolpevole “sono stati rifinanziati con 466 milioni di euro. Che fine hanno fatto? I Comuni si rivolgano al Governo non per chiedere una nuova proroga degli sfratti ma per ottenere i fondi promessi (e non pervenuti) per affrontare quei casi che hanno diritto ad un sostegno da parte dello Stato”.

 

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