La Germania ha cambiato posizione riguardo alla possibile uscita della Grecia dall’euro. Ed è pronta ad accettarla, perché non teme più il rischio di un contagio ad altri Paesi dell’eurozona. A scriverlo è il settimanale tedesco Der Spiegel, che cita fonti del governo di Berlino secondo cui la cancelliera Angela Merkel e il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble considerano ormai accettabile quella che in gergo è nota come ‘Grexit’, cioè appunto l’uscita (exit) di Atene dalla moneta unica. Questo proprio mentre la Ue aspetta con il fiato sospeso l’esito delle elezioni anticipate del 25 gennaio, indette dopo che il Parlamento ateniese non è riuscito ad eleggere entro la terza votazione il nuovo presidente della Repubblica. Come è noto, il candidato favorito è Alexis Tsipras, le cui prese di posizione in favore della richiesta di uno “sconto” sul debito e di una rinegoziazione delle ricette di austerità imposte dalla troika spaventano i mercati.

Lo Spiegel sostiene che Merkel ha rivisto le sue convinzioni sulla base dei progressi fatti dalla zona euro rispetto alla fase più acuta della crisi nel 2012 e i rischi limitati per Paesi come Portogallo e Irlanda, che hanno dovuto ricorrere agli aiuti di Fmi e Ue ma ora hanno di nuovo accesso al mercato dei capitali. Tanto più che nel frattempo sono entrati in funzione il Meccanismo europeo di risoluzione delle crisi bancarie e la vigilanza unica sugli istituti di credito. Ma non sembra un caso se queste indiscrezioni arrivano il giorno dopo l’intervista rilasciata da Mario Draghi a un altro giornale tedesco, l’Handelsblatt, a cui il presidente della Bce ha ripetuto che l’Eurotower si sta “preparando per modificare l’ampiezza, il ritmo e le caratteristiche dei mezzi a cui ricorrere qualora fosse necessario per rispondere ad un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato”. Parole interpretate come un’apertura all’attesa operazione di acquisto di titoli di Stato (in gergo quantitative easing) che dovrebbe rilanciare la crescita dell’Eurozona, proprio mentre, appunto, qualcuno ne prefigura la almeno parziale disgregazione.

Né la Cancelleria né il ministero del “falco” Schaeuble hanno voluto commentare l’articolo dello Spiegel. Un portavoce del ministero ha rimandato alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal titolare delle Finanze, che ha esortato Atene a non abbandonare la politica di riforme. Ma “se la Grecia intraprendesse un altro percorso – aveva detto Schaeuble – sarebbe difficile. Le elezioni non cambiano gli accordi raggiunti con il governo greco. Ogni nuovo governo dovrà rispettare gli accordi raggiunti da quello precedente”.

Sempre domenica un’inchiesta del Frankfurter Allgeimeine Zeitung basata su un report della troika ha messo in luce che Atene paga sul proprio debito interessi inferiori a quelli riconosciuti dalla Germania: il 2,4% contro il 2,7 per cento. Merito, secondo il quotidiano, delle condizioni “molto favorevoli” dei prestiti internazionali. Un dato che non mancherà di scatenare polemiche in un Paese che tende a non essere tenero nei confronti di chi fa pagare ai partner dell’Eurozona il prezzo della propria gestione “allegra” dei conti pubblici. Non per niente, nell’intervista data in dicembre a Repubblica, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha ricordato che “nei Paesi che concedono crediti c’è il timore di venire imbrogliati e di dover pagare i costi di decisioni altrui”.

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