Ho cercato di evitarlo fino all’ultimo, lo giuro. Non so perché, ma comincio ad avere una qualche forma di intuito per certe cose, sono anni che mi muovo tra dibattiti virtuali e reali riguardanti gli argomenti di genere e la violenza sulle donne, oltre che avere un lavoro che mi porta a stretto contatto con sessismo e violenza, permettendomi di parlare non soltanto per opinione, ma anche per esperienza. Se tutti possono avere le loro idee, molti meno possono parlare con cognizione di causa. Come diceva Carl Rogers,  psicologo americano, “i fatti sono amici”, quindi inevitabilmente non posso che constatare se quanto i media o chi per loro veicolano corrisponde a quello che poi verifico nel mio lavoro.

Quando ho visto imperversare in rete il video realizzato dal sito di giornalismo indipendente Fanpage dal titolo ‘“Dalle uno schiaffo!”: le reazioni dei bambini’ con tanto di luci di Natale e bambino e bambina sorridenti, probabilmente la sensibilità maturata negli anni mi ci ha fatto sentire subito qualcosa di stonato e pacchiano.

Vedendolo condividere da tanti ho consapevolmente deciso di lasciar perdere e non vederlo, quello che fa la moltitudine mi lascia sempre un po’ perplesso, non tanto perché abbia la puzza sotto il naso (forse solo un poco), ma certamente ci leggevo tanto di quel buonismo che, soprattutto in questo periodo, mi fa un po’ estraniare. Certo che di una cosa si può parlare solo dopo averla conosciuta, peccavo di superbia, ma sono onesto, mi andava bene così.

Poi stamani una cara amica mi contatta e mi manda il video chiedendomi il mio parere, a quel punto cortesia e amicizia richiedono la mia presenza e lo guardo. Finito il video penso che sia davvero brutto, non trovo aggettivi meno banali, la parola ‘brutto’ mi sembra la più adeguata. Michela Murgia porta in rete una sua riflessione sul video che condivido, quindi non mi dilungo su aspetti che sono stati già da lei ben argomentati.

L’aspetto che più mi fa sentire avversione per questo lavoro è sicuramente la strumentalizzazione dei bambini messi lì in bella mostra probabilmente a recitare un copione scritto per loro. Non si trasmette niente del messaggio che gli autori immagino avrebbero voluto trasmettere. Questo mi riporta a confronto con il fatto che davvero tutti cerchino di dirsi esperti quanto più un argomento sembri alla portata, cosa che spesso avviene quando si parla di violenza sulle donne, rinforzando l’isolamento di chi la pensa diversamente e tenta di dare messaggi realmente alternativi. Chissà perché, forse anche noi “esperti” ne siamo in parte responsabili, dovremmo rifletterci. Non solo non si contrastano gli stereotipi, ma questi vengono valorizzati ad arte (spero inconsapevolmente, ma non cambia il risultato) con tanto di ammirazione dalla maggior parte della gente comune che non ha gli strumenti per cogliere, altrimenti non saremmo qui a parlarne.

Ecco perché alla fine scrivo questo post, è il mio modo di esprimere ancora una volta il disagio che nutro nel vedere semplificare la complessità. Ci sono sempre due modi di parlare di ogni cosa, entrambi legittimi, uno è soggettivo e l’altro è oggettivo, quel che non è legittimo è invertire l’uno con l’altro. Quando si crea un modo di diffondere un messaggio ad un pubblico vasto si ha una grossa responsabilità. La formazione, l’esperienza sul campo, il confronto attivo con chi la pensa alla stessa maniera e con chi ha un’idea diversa sono quel che serve per realizzare dei messaggi che veicolino contenuto e non solo forma. Parlare di violenza di genere oggi più che mai richiede sempre più contenuto proprio per contrastare le forme “seducenti” attraverso cui viene fatta passare.

“Cosa succede se metti un bambino di fronte ad una bambina e gli chiedi di darle uno schiaffo?”, recita la descrizione del video. Succede che si crea qualcosa di finto e costruito che non ha aderenza con la realtà. I bambini son bambini, se la san cavare meglio degli adulti, recitano solo se convinti a farlo, questo ne è un esempio. Cosa succede se metti un uomo di fronte ad una donna e gli chiedi di darle uno schiaffo? Pensate che qualche uomo lo farebbe? Quello che succede nelle mura domestiche è un’altra cosa.

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