Non c’è Capodanno che si rispetti, senza un oroscopo che provi a squarciare il velo del futuro prossimo per svelarci. Quello che vi propongo l’ho realizzato con un metodo che, dal punto di vista scientifico, non ha nulla da invidiare ai più raffinati astrologi: ho fatto un salto nel futuro con la mia macchina del tempo, una Fiat Ritmo 80 prodotta nel 2027 negli stabilimenti Tata di Pomigliano d’Arco.

L’anno che verrà sarà caratterizzato da venature inebrianti di cambiamento con una rivoluzione copernicana che si diffonderà, a macchia di gattopardo, dal mondo della politica a tutto il tessuto economico e sociale. Il bipolarismo immaginario basato sulla finta alternanza, dopo la produttiva esperienza del governo congiunto, evolverà verso un nuovo grande partito unico degli italiani. Nel paradiso delle sedicenti anime belle la dose quotidiana di prosciutto per coprirsi gli occhi verrà raddoppiata in modo da poter ancora andare in giro a sbandierare la propria superiorità morale.

La luce in fondo al tunnel per la prima volta illuminerà quello che non sarà più l’ultimo e più disastrato dei Paesi ricchi, ma finalmente uno dei più avanzati tra i Paesi poveri e la non-crescita infelice del Pil sarà uno di quei dettagli che si possono ben lasciare ai gufi capaci solo di guardare il pelo nell’occhio altrui.

Forti dell’introduzione in costituzione del monito “mal comune, mezzo gaudio” gli italiani continueranno a parole a ‘stramaledire le donne, il tempo ed il governo’, mentre in pratica porteranno avanti la tradizione antica del si salvi chi può. Gli opinion leader che parlano di riscatto e rinascita con accorato nazionalismo nei talk show, continueranno a far studiare i figli all’estero, che non si sa mai, i concorsi, gli appalti e in generale il grasso pubblico sarà sempre meno, ma ancora quel tanto che basta a fare in modo che “chi vuol esser lieto sia” posto che secondo la religione catto-keynesiana di Stato, nel lungo periodo (gli altri) saranno tutti morti e nel breve sopravvive chi ha messo in cascina abbastanza fieno da superare il grande inverno.

La possibilità di licenziare a parole chiunque, anche chi non è mai stato assunto, riuscirà a infinocchiare gli osservatori internazionali, che rimangono troppo distanti per distinguere tra legge scritta e legge applicata e soprattutto per riuscire a perforare la spessa coltre di “facimme ammuina” che caratterizza le informazioni sul Belpaese. Il dibattito economico continuerà a focalizzarsi su formidabili armi di distrazione di massa come la legge elettorale, l’abolizione/reintroduzione delle Province, l’evasione fiscale, la disuguaglianza, l’amore-odio verso l’Europa e le eccezioni alle regole, il tutto nell’illusione che, come il proiettile d’argento delle storie antiche o l’arma segreta dei moderni film di fantascienza, la soluzione immediata, semplice e indolore ai problemi complessi maturati nei decenni, esista e sia solo ostacolata dal complotto di oscuri manovratori.

Per concludere, l’Italia del 2015 rimarrà troppo concentrata sulla redistribuzione della povertà, per preoccuparsi della crescita che non c’è e dell’assottigliarsi delle riserve accumulate in tempi migliori, ma basta con le meschine preoccupazioni da ragionieri, checché ne dica l’anagrafe l’italia è un Paese giovane nel cuore e può ancora permettersi di cantare: “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza.”

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