Non è stata abbandonata al suo destino al largo di Corfù la Blue Sky M, la nave che due giorni fa ha attraccato nel Salento con un carico di 768 migranti. Al primo presunto scafista arrestato già ieri, nella notte se ne sono aggiunti altri tre. Si erano confusi tra le persone accolte nelle tre scuole di Gallipoli. Gli agenti della Questura di Lecce sono sulle tracce di almeno altri due uomini, già identificati e probabilmente partiti subito con i pullman alla volta dei centri di accoglienza di Milano e Firenze. Un equipaggio completamente siriano, autore di una messa in scena fatta di fughe, presenza di uomini armati a bordo, sbarco umanitario programmato in Croazia. Bufale. Come confermano fonti investigative a ilfattoquotidiano.it, a tradire gli alibi di chi ha provato a spacciarsi per ignaro passeggero sono stati l’uso imprudente di Whatsapp e i selfie conservati sul cellulare. Tra di loro i presunti trafficanti si erano scambiati fotografie risalenti già al 15 dicembre, mentre mettevano a punto i dettagli prima che il cargo, battente bandiera moldava, partisse dal porto turco di Mersin, nella notte tra il 21 e 22 dicembre.

Ha confessato tutto il primo uomo arrestato, ora nel carcere di Borgo San Nicola, a Lecce, assieme agli altri tre. I sospetti si erano addensati su di lui fin da subito. E per un motivo che ha lasciato spazio a pochi dubbi: c’era lui e solo lui sulla plancia della Blue Sky M quando sono arrivati i soccorsi, quando, cioè, il personale della Capitaneria di Porto di Gallipoli si è calato dall’alto con gli elicotteri per poter prendere il controllo del timone. La nave, con il motore bloccato alla velocità di 6 nodi in direzione Salento, sarebbe stata destinata a schiantarsi contro la costa vicina a Leuca. Lo ha confermato il portavoce della Guardia Costiera, Filippo Marini. Ma se si sia trattato di un guasto o se sia stato, invece, un modo per rendere il quadro più drammatico e far accelerare le operazioni è un nodo ancora da sciogliere.

Ciò che è certo è che ai 768 migranti, quasi tutti siriani, fin dall’inizio obbligati a stare sotto coperta, è stato fatto credere che davvero “il capitano e i suoi amici si sono dati alla fuga”, come aveva ricostruito anche ieri una 21enne di Homs. Forse un gommone per scappare via verso la Grecia, come all’inizio era stato ipotizzato. Probabilmente, è quello che gli altri scafisti hanno riferito loro, prima di mimetizzarsi tra i disperati in cerca di futuro.

Ora che la storia prende un’altra piega, però, si affastellano nuove domande. Com’è possibile che non dalla Libia, ma da un porto della Turchia, un mercantile di quelle dimensioni potesse salpare con quel carico umano senza ostacolo alcuno? E davvero i presunti trafficanti arrestati hanno fatto tutto da soli? Hanno età compresa tra i 30 e i 46 anni e provengono da piccoli centri siriani. E che abbiano avuto il supporto di complici turchi lo hanno rivelato gli stessi passeggeri, quando hanno raccontato che per il viaggio hanno versato tra i 5 e i 7mila dollari direttamente in uffici, anche bancari, una volta arrivati in Turchia. E che le prenotazioni avvengano alla luce del sole, tramite Facebook, è il dettaglio che questa vicenda ha portato a galla: “Ci hanno fornito il nome delle pagine da contattare sul social network, ci siamo collegati e – conferma un investigatore – è sorprendente vedere come l’organizzazione di questi viaggi sia così facile. Ci sono decine di commenti assolutamente non criptati”.

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