“Ha visto la luce il primo accordo di categoria che recepisce appieno filosofia e contenuti del Jobs Act“.  Il segretario nazionale del Sindacato Nazionale Funzionari Imprese Assicuratrici, Marino D’Angelo, ha così bollato l’accordo separato sottoscritto nella notte di martedì tra UnipolSai e le sigle assicurative di Cgil, Cisl e Uil per l’uscita anticipata di 321 lavoratori dal gruppo delle coop a un anno dal cosiddetto salvataggio di Fondiaria Sai. La firma dell’intesa secondo D’Angleo “sposta il calendario indietro di 40 anni, cancellando con un colpo di spugna conquiste frutto dei sacrifici di migliaia di lavoratori”. Il sindacalista parla di “un atto ancora più incomprensibile poiché consumato a distanza di pochi giorni dal riuscito sciopero generale cui hanno aderito con convinzione anche i lavoratori assicurativi” e ricorda che la firma da parte dei sindacati “sancisce il prepensionamento di 321 lavoratori in esubero di UnipolSai, a fronte di 150 nuove assunzioni di giovani, che verranno inquadrati con un contratto ambiguamente definito di stabilità. Particolare non secondario, poi, è che “i 321 lavoratori non potranno scegliere, saranno obbligati a lasciare il posto di lavoro. Questo prepensionamento coatto è un fatto gravissimo che non fa che esasperare il conflitto generazionale già fin troppo radicato nella nostra società e non apporta reali vantaggi ai giovani che verranno assunti con un contratto ambiguo. A nulla sono servite le nostre proposte di applicare il criterio della volontarietà”. Quindi la stoccata finale. “L’accordo ha il suono tetro del rinnegamento di un’intera e gloriosa storia di tutela dei lavoratori, dal momento che a patrocinarlo è proprio la UnipolSai – ha concluso D’Angelo – simbolo storico delle Cooperative rosse e delle loro battaglie sociali”.

Non meno tenera era stata l’altra sigla non firmatari, la Federazione nazionale assicuratori (Fna), in occasione della recente uscita di Unipol dalla Confindustria delle assicurazioni, quando aveva parlato di “una mina vagante per il settore assicurativo e un ennesimo precedente negativo per l’intero mondo del lavoro, perché tende a sfasciare il sindacato delle imprese, cioè l’Ania, per problemi puramente interni, riconducibili agli equilibri di potere all’interno dell’associazione”. Un precedente, peraltro, innescato dal gruppo assicurativo delle cooperative fino a un anno fa guidate dall’attuale ministro del Lavoro e, quindi, titolare del Jobs Act, Giuliano Poletti. L’Fna aveva anche tracciato un parallelo tra Sergio Marchionne e l’amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, che per altro figura in più liste degli indagati nell’ambito delle numerose inchieste giudiziarie sulla fusione tra Unipol e Fondiaria Sai, tutt’ora in corso. Il comunicato prosegue con un riferimento diretto alla “scelta che Marchionne ha fatto in Fiat“. E aveva messo nero su bianco il timore per i rischi corsi dai diritti dei lavoratori: “La scelta di UnipolSai è estremamente pericolosa per il contratto nazionale, in quanto sottrae la rappresentanza del secondo gruppo italiano alla delegazione di trattativa dell’Ania, indebolendo fortemente lo svolgimento della stessa ed il contratto nazionale. Sino ad oggi l’Ania e le organizzazioni sindacali dei lavoratori sono riuscite ad avere un contratto unico normativo ed economico, valido per tutte le aziende del settore, da quelle piccole a quelle grandi. La scelta di UnipolSai mette pesantemente in discussione questa realtà e crea un pericoloso precedente per tutto il settore” che occupa circa 50mila persone.

Il tutto proprio mentre in casa Unipol è in corso un importante e complicato riassetto azionario. Che vede da un lato una razionalizzazione delle varie tipologie di titoli emessi dal gruppo, che secondo il mercato avrà effetti finanziari positivi prevalentemente per la stessa Unipol e per le coop azioniste, mentre sarà svantaggiosa per gli ex soci di risparmio di Fondiaria. Dall’altro ci sono alcune delle stesse coop che, dopo aver prestato il fianco al cosiddetto salvataggio di Fondiaria, sono desiderose di recuperare gli investimenti fatti e di andare per la propria strada. Un tema quest’ultimo, che è ancora in fase progettuale ma che è già stato annunciato da Finsoe, la holding a capo di Unipol in via di scioglimento.

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