Nuovi rincari dei prezzi nel 2015 che, secondo la Cgia di Mestre, andranno a colpire soprattutto “gli automobilisti, le categorie professionali che quotidianamente utilizzano l’auto o il camion e, soprattutto, i lavoratori autonomi iscritti alla sezione separata dell’Inps (freelance)”. Oltre all’acqua, alcune delle voci che subiranno i rialzi più consistenti sono infatti, benzina, multe, pedaggi autostradali, contributi previdenziali per artigiani, commercianti e lavoratori autonomi a gestione separata Inps. Rincari che non gioveranno alla ripresa dei consumi da parte delle famiglie italiane che, dal 2008 al 2013, hanno registrato un netto crollo, soprattutto nei nuclei con tre o più figli (-11,63%).  Dodici, per la precisione, le voci interessate dagli aumenti secondo gli artigiani mestrini: acqua potabile; benzina e gasolio per autotrazione; multe per violazione del codice della strada; tasse automobilistiche dovute anche per gli autoveicoli e motoveicoli ultraventennali di particolare interesse storico e collezionistico; pedaggi autostradali; contributi previdenziali per artigiani e commercianti; contributi previdenziali gestione separata Inps; birra e prodotti alcolici; tassazione dei fondi pensione; tassazione sulla rivalutazione del Tfr; riduzione esenzioni sui capitali percepiti in caso di morte in presenza di assicurazione sulla vitae Iva per l’acquisto del pellet.

Se prezzi e tariffe continuano ad aumentare, le famiglie italiane riducono al minimo le spese che, in sei anni, hanno subito un calo costante. Dal 2008 al 2013, i consumi delle famiglie italiane hanno registrato un record negativo. Lo si legge in un elaborazione dei dati Istat dell’Annuario statistico italiano effettuata dall’Unione nazionale dei consumatori, dove si legge che “a essere maggiormente penalizzate sono le famiglie numerose”. A stringere maggiormente la cinghia sono stati i nuclei con più di tre figli, che in sei anni hanno ridotto le spese dell’11,63% (4.526,88 di euro). “Al secondo posto, le coppie con due figli. I consumi annui per questa tipologia familiare scendono dai 37.678,8 euro del 2008 ai 34.691,16 del 2013, con una riduzione percentuale del 7,93% e una diminuzione in valore assoluto pari a 2.987,64 euro”, scrive l’Unc. Una diminuzione della spesa pari a 2.316 euro (6,45%) anche per le coppie con un figlio solo. “Che le famiglie numerose in Italia siano penalizzate dal sistema fiscale – ha dichiarato Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione nazionale consumatori – è cosa nota. Ma questi dati dimostrano che dallo scoppio della crisi ad oggi la situazione, invece di migliorare, è decisamente peggiorata. Avere un figlio è sempre più un lusso“.

Articolo Precedente

Pensioni, Spi Cgil: “Tito Boeri affronti quanto prima tema pagamenti”

next
Articolo Successivo

Sea, per la procura di Milano l’ex ad di F2i Gamberale colpevole di aggiotaggio

next