Una ragazza “bocconiana”, secondo le news di cronaca sui media, avrebbe tempo fa tentato di evirare un uomo durante un rapporto sessuale. Più recentemente avrebbe aggredito, assieme ad un complice, un uomo lanciandogli l’acido in faccia.

La cosa mi lascia un po’ di stucco, per quanto la violenza commessa da donne non mi sorprenda per niente. Tento di avanzare un’analisi e ricollego questo fatto ad almeno altri tre episodi duranti i quali alcune donne hanno ferito con l’acido altrettanti uomini e in un caso una donna ha tentato di lanciare l’acido alla nuova compagna del suo ex.

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Non mi basta più dire che sono casi estemporanei, scollegati l’uno dall’altro, come se non avessero, di fondo, sempre e comunque una radice che riguarda il senso di proprietà e la cultura del possesso. Non mi basta neppure che mi si dica che le donne che vengono ferite o uccise sono molto di più, perché sono certa che è così, ma ciò non toglie che l’analisi mi sembra monca e le femministe mi sembrano estremamente impreparate ad affrontare questi temi.

In genere si barricano dietro alcuni argomenti precisi:
– se vuoi parlare di violenza compiuta da donne vuoi negare la violenza degli uomini (davvero?);
– parli come un uomo, certamente sei al servizio di uomini e “te la fai” con i maschilisti (scritto da una sedicente giornalista che dice di occuparsi di violenza sulle donne);
– XXXXXXX (che sta per un insulto irripetibile, con tanto di slut shaming corale o squadrista, che può variare da un minimo di volgarità ad un massimo di banale e fanatica sguaiataggine;
– ma come, non vedi quante donne muoiono per mano di uomini? Non capisci che dobbiamo restare tutte unite e che queste cose ci dividono? (e giù con descrizione di donne squartate, di modo che io possa vedere le budella e gli intestini affinché intuisca il livello d’emergenza e pieghi il mio pensiero a livello viscerale);
– tu parli di violenza sugli uomini e non riconosci il fatto che le donne sono vittime, tutte, in quanto donne (Mah!);
– altre varie ed eventuali.

Io so che c’è una specificità che va riconosciuta quando parliamo di violenza di genere ma non possiamo, ancora, nel 2014, raccontarci la balla che le donne sono angeli e la violenza che compiono non merita nessuna analisi. Dopodiché vorrei chiedere: se un uomo o una donna subiscono violenza da parte di un’altra donna, a chi possono rivolgersi?

Se un uomo che ha subito una violenza da parte di una donna denuncia pubblicamente la cosa, perché mai riceve solo sberleffi, sfottò, da parte di uomini machisti (non sei stato abbastanza virile!) e di donne troppo concentrate a fare le vittime applicando un’empatia selettiva sull’umanità?

Se alcune femministe vogliono tentare di capirci qualcosa, estendendo la riflessione a temi che sembrano essere tabù, chi è che ha il diritto di praticare scomuniche, assalti offensivi via social network, annunciando che le uniche persone degne di chiamarsi “femministe” sono solo quelle che parlano di violenza contro le donne?

Se io che ho subito violenza da un uomo mi tolgo il paraocchi e comincio a vedere il mondo per quello che è, con un’insieme di persone che tentano civilmente di coesistere o che, altrimenti, si fanno del male l’un l’altro, perché mai questo significherebbe “passare dalla parte del nemico”? Chi è il nemico? L’uomo in quanto tale? Davvero?

Vorrei capire, ancora, se alcune “femministe” insistono sul fatto che la violenza è “maschile”, come provvederanno a eliminarla? Sterminando tutti gli uomini? O non è meglio parlare di culture, sbagliate, che bisogna risolvere e affrontare a prescindere da chi le veicola?

Mi fermo qui. E da brava ‘femminista di merda‘ quale sono vi invito, per lo meno, ad argomentare gli insulti, perché di banalità e mediocrità ne ho piene le ovaie. Così, tanto per dire.

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