I figli crescono e le mamme imbiancano…

Siamo ad un passo dai saluti con il 2014 e credo che un po’ tutti ci chiediamo come sarà il nuovo anno. Aspettative comuni visto il periodo difficile che in qualche modo riguarda tutti.

Per noi è stato un anno pieno di spunti che mi hanno schiacciata verso momenti di riflessioni. Da sempre combatto contro le discriminazioni, e se fino a qualche tempo fa ero quasi certa di aver assunto decisioni giuste, oggi guardo indietro e mi accordo che la mia voglia di ricucire i pezzi rotti, la mia intima volontà di creare un clima di serenità ha agitato gli animi di chi aveva costruito il proprio futuro su di noi. Incredibilmente la presenza di Diletta era garanzia di luogo silenzioso e fermo. Donna sola con tre figlie e una disabile. Quale posto migliore per accogliere le evanescenze di chi nessuno vuole?

Quando Diletta nacque la solitudine fu assordante. Gli anni sono volati via cavalcando un divorzio e poi la perdita del padre della mia terza figlia. Giurai a me stessa di rimanere sola, ma quando incontrai il mio attuale marito cambiai idea nel giro di qualche anno.

Ho sempre cercato di navigare anche in tempesta senza perdere né fiducia, né sorriso, né speranza. Da quando nel 2012 mi sono risposata con le mie tre damigelle felici e contente ed un ex marito, padre delle due figlie più grandi, con il quale ho creato un ottimo rapporto a meriti paritetici (abbiamo sviluppato un grande senso di tolleranza e cucito una sentenza a misure di figlie), intorno a noi si è creato un cerchio di fuoco. E qui entra in ballo la disabilità. Alcune persone avevano sentenziato: divorziata e poi vedova, una figlia disabile e una orfana… rimarrà sola! Quale migliore rifugio per parenti soli che avevano invaso un clima che volevano fermo, buio, disegni di smile con bocche dritte e colori spenti?

Tutto cambia, e vi assicuro che non è stata una passeggiata. La vita torna a colorarsi. Grazie alla forza fisica e morale del mio attuale marito ricominciamo ad uscire, ad andare in vacanza e ad avere una banale ma compromettente vita sociale. Il telefono squilla a vuoto perché non ci siamo. Quel tale giorno non possiamo perché siamo da amici, quel tale altro abbiamo la festicciola… siamo felicemente vivi. Svicoliamo le barriere saltellando a suon di tip tap. Vogliamo farcela. Io desidero fortemente vedere le mie bambini felici e serene.

Un “nuovo disegno” con bocche che sorridono e tanto colore. Diletta arriva al liceo, incontra amici, è felice e questo le dà la forza di combattere l’aumento di crisi epilettiche che irrompono nella sua/nostra vita.

Un papà vivo per la mia piccolina, che il suo papà biologico non lo ha mai visto. Nacque tre mesi dopo la sua dipartita. E lei, che vedeva con amore e un po’ di gelosia il bel papà delle sue sorelle, ha trovato in mio marito quello che chiama “papà vero “.

Tutto fila liscio a filo d’acqua ma sotto sotto c’è chi rimane solo. E la solitudine si sa, è qualcosa di molto brutto. Ma non esiste via di compromesso. E la questione che fa riflettere è che ciò che compare sullo sfondo è uno slogan dell’orrore: tu, madre di Diletta fai così (come ?) per via di Diletta.

Nonostante Diletta non c’entri nulla con la vicenda… ritorna il tema: disabilità. Se c’è un disabile grave il quadretto deve essere grigio. Questo ancora il diktat sociale.

E allora desidero scriverlo qui, per dire che non mollo. Non mollo. Non sono capace né di rendere vendette né di odiare. Però l’augurio che faccio a tutti per il 2015 è quello di contribuire direttamente o indirettamente a smantellare questi muri che vedono le famiglie con disabilità come luoghi di rifugio per soli. Gente che non trova una vera collocazione nella sua famiglia per le ragioni più svariate , e allora ripiega raccontandosi pure la favola di fare del bene.

Il vostro “bene” ci ha fatto tanto, troppo male. Vi abbiamo creduto, amato, sopportato. Portiamo avanti la vita assaporando ogni sorriso, consapevoli che potrebbe essere l’ultimo.

La nostra famiglia cresce a dismisura: siamo partiti in cinque, poi Danny il nostro pelosone , e poi la nonna con noi perché dopo aver lavorato una vita intera si è trovata in difficoltà, poi il figlio di mio marito (finalmente un secondo rappresentante del mondo umano maschile) e poi Snif, coniglietto ariete… e poi… e poi … la vita vale troppo per essere sprecata nel rancore. Davanti al male curiamo il nostro cuore perché ne vale sempre la pena.

Buon 2015 a tutti voi!

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