I grandi del passato sono in svendita. Online. Basta aprire il sito Immobiliare.it per rendersene conto: le loro residenze non sono più patrimoni intoccabili. Primo esempio: Jacopone da Todi. Muri rustici, due piani, fuori gli ulivi e una chiesetta. Qui, nell’ex convento di San Lorenzo, a Collazzone, 30 chilometri da Perugia, 500 metri circa di altezza, il poeta medievale letto e riletto sui banchi di scuola si ritirò fino alla fine dei suoi giorni dopo la scomparsa della moglie. Nella cripta dove pregava c’è una targa in sua memoria. Oggi il proprietario dell’immobile non ne vuole più sapere e non vede l’ora di venderlo. Prezzo: 230mila euro. “È da 80 anni che la mia famiglia ha questa casa – dice Leonello Pennacchi, 57 anni, di professione agente di commercio -. Io sono nato qui dentro. Poi l’ho ereditata da mio nonno. Oggi cosa me ne faccio? Non mi interessa se nella mia stanza una volta ci dormiva Jacopone o meno. A me ha dato solo problemi. Non sono riuscito ad attirare neanche i turisti. Se almeno fosse stato di San Francesco magari ci avrei guadagnato qualcosa”. Tutto quello che sa sulla storia di quel posto l’ha sentito dai suoi genitori o in paese. Lui non ha mai commissionato ricerche perché, giura, “non ho un soldo” e “ne ho già spesi abbastanza per farlo sistemare”. Da quando ha messo l’annuncio sul portale specializzato ha ricevuto molte offerte ma nessuna è andata a buon fine. “In sette anni ho fatto vedere la casa a una quartina di persone, soprattutto stranieri, olandesi, inglesi e americani”. Intanto Pennacchi ormai da 25 anni si è trasferito a Deruta, a 15 chilometri di distanza: “Collazzone non offre niente se non l’aria buona. Io avevo bisogno di servizi”.

All’asta sul sito di annunci ci è finita pure la casa di infanzia del celebre giurista Norberto Bobbio, deceduto nel 2004, che si trova in provincia di Alessandria. Poi lo studio romano di Renato Guttuso, l’ex residenza lecchese di Leonardo da Vinci, la casa di Viareggio dove trascorrevano le vacanze Galeazzo Ciano e Edda Mussolini e quella a Scandicci, a due passi da Firenze, abitata da Napoleone Paolina Bonaparte.

È già andata in porto invece la trattativa per il palazzo del famoso marchese Onofrio del Grillo, nella capitale, così come quella per il nido d’amore (clandestino) tra il compositore Vincenzo Bellini e Giuditta Pasta sul lago di Como, e quella di Giovanni Giolitti a Rivoli, nel torinese. L’elenco continua con una serie di altri nomi illustri che hanno fatto la storia. Cercansi nuovi padroni per il castello di Silvio Pellico, tanto per ricordarne uno. Il prezzo delle mura dove scrisse “Le mie prigioni” è sceso da un milione di euro a 700mila. “E nessuno lo vuole – rimugina l’attuale erede, Vincenzo Siano, anni 69 -. Ho passato qui tutti i fine settimana per 30 anni, poi ci ho vissuto per altri dieci. Qualche anno fa me ne sono andato a Salerno. Siamo originari di qua, ma a me il mare manca”. Il castello si trova a Camerano Casasco, in provincia di Asti. Apparteneva al conte Cesare Balbo, primo presidente del consiglio del Regno di Sardegna. E risale al 1634. La parte offerta al futuro acquirente, quella ricevuta in eredità da Siano, ha una superficie di quasi 2mila metri quadrati, è divisa su due piani e comprende appunto la camera da letto che ospitò per un lungo periodo Pellico. “È in vendita da quattro anni, l’hanno vista in trenta ma con nessuno ho concluso. Eppure ho abbassato la cifra. A me non dispiace sbarazzarmene. Per niente. Mantenere quegli ambienti costa troppo”.

Il Cardinal Angelo Mai, al quale Leopardi dedicò un’ode, forse si starà rivoltando nella tomba. Elisabetta Vecchi, sua discendente (il cognome di sua nonna era Mai), sei mesi fa ha messo in vendita un terzo della casa che fu del parente teologo. Abbarbicata sulla valle di Scalve, a oltre mille metri di altezza, nel piccolo comune di Schilpario, in provincia di Bergamo. Nel pacchetto da 125mila euro sono inclusi i mobili e pezzettini di bosco limitrofi. A riscaldare le stanze ci sono i camini. “Finora nessuno si è fatto avanti. Io e mio marito fino al 2008 passavamo lì l’estate. Ma oggi, che ho 68 anni, e abito a Roma da una vita, chi se la sente di fare 700 chilometri di strada per andare lassù? Ai miei figli non importa avere quella casa – spiega Vecchi, ex professoressa di Chimica all’università Sapienza –, mio marito non ama la montagna e io non voglio darla in affitto. Allora la vendo ma, mi creda, l’idea mi fa soffrire. È un pezzo di cuore che se ne va. I miei genitori sono sepolti in quel paese. Io spero di non venderla. Spero che la vendano i miei figli una volta che me ne sarò andata”.

“Vorrei che diventasse un centro culturale”, insiste invece il proprietario (che preferisce mantenere l’anonimato) della villa che fu di Fortunato Pasquino, scrittore, drammaturgo e filosofo, grande amico di Leonardo Sciascia, che qui trascorreva le vacanze estive. Siamo a Caltagirone, in provincia di Catania. “Ai loro tempi era una specie di salotto letterario. Io ho acquistato l’immobile sette fa dalla famiglia Pasquino molto legata alla mia. Ma è da egoisti appropriarsene. Ho presentato un progetto a un’associazione culturale. Si vedrà come va a finire. È un peccato che il Comune non possa permettersi di acquistare questo posto”. Cioè un rustico in pietra di 140 metri quadri al prezzo di 500mila euro.

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