Le condizioni di lavoro negli stabilimenti Apple in Cina e Indonesia al centro di un duro reportage della Bbc. La tv britannica ha inviato tre squadre di operai che hanno lavorato sotto copertura nelle fabbriche cinesi riprendendo le condizioni di lavoro dei dipendenti che fabbricano iPhone e gli altri gadget tecnologici della Mela.

La parte del filmato sulla Cina era già nota. Ma conferma il fatto che nonostante le denunce nulla è cambiato negli stabilimenti della Foxconn dove 14 operai si sono suicidati e i dipendenti che si addormentano sul banco di lavoro a causa di turni di lavoro di 12 ore. Questa volta però la Bbc è andata oltre e ha seguito fino in fondo la catena di fornitura di Apple arrivando fino in Indonesia. Il filmato mostra ragazzini immersi in pozze di fango per cercare i minerali necessari alla realizzazione di alcune parti degli iPhone. Le condizioni di lavoro sono durissime e molto rischiose, i bambini in ogni momento rischiano di essere sepolti dalle frane. Il documentario mostra anche delle draghe rastrellare sabbia e corallo dal fondo del mare rovinando anche le incontaminate barriere. In Cina gli insider della Bbc hanno poi documentato episodi di bullismo da parte dei responsabili delle fabbriche, lavoratori che dormivano in piedi, altri troppo stanchi anche per mangiare e un operaio che non è neanche riuscito ad arrivare in bagno. Si è addormentato prima dopo ore di lavoro alla catena di produzione degli iPhone.

Apple ha risposto all’inchiesta con una mail inviata ai cinquemila dipendenti del Regno Unito firmata dal vice presidente Jeff Williams. La Mela si dichiara “profondamente offesa” dal documentario. Secondo Cupertino in Indonesia decine di migliaia di minatori artigianali stanno vendendo stagno attraverso intermediari alle fonderie che forniscono i componenti per i prodotti. Non fanno parte quindi della supply chain di Apple (la catena di fornitura) e la colpa di tutto ciò è del governo che “non sta affrontando il problema”.

Apple potrebbe acquistare da fonderie fuori dall’Indonesia. “Ma sarebbe un percorso pigro e codardo, perché non faremmo nulla per migliorare la situazione dei lavoratori dato che Apple consuma una piccola frazione dello stagno che viene raccolto”. Per questo la Mela ha scelto la seconda strada che, a suo dire, è quella di rimanere impegnati e provare a trovare una soluzione collettiva. Con altre società tecnologiche Apple sta spingendo per implementare un sistema di fornitura che responsabilizzi le fonderie. Quanto alla Cina Williams sostiene che “nessuna società fa tanto come Apple per garantire condizioni di lavoro eque e sicure”. 1400 persone della Mela sono di stanza in Cina per gestire la produzione e un team di esperti è esclusivamente dedicato al controllo sul rispetto del codice di comportamento imposto ai fornitori. Centinaia di controlli sono già stati effettuati e rispetto ad anni fa quando si lavorava 60 o più di 70 ore la settimana la situazione è decisamente migliorata. “Oggi il 93% dei fornitori rispetta il limite delle 60 ore. Possiamo fare meglio e lo faremo”.

Articolo Precedente

E-book: niente Iva al 4%, l’Europa minaccia procedure di infrazione per i Paesi ribelli

next
Articolo Successivo

Legge di Stabilità, ‘quer pasticciaccio brutto’ dei 755 commi che non tornano

next