Altri 5 arresti e altre perquisizioni nell’area dell’estremismo di destra per l’omicidio di Silvio Fanella, il cassiere di Gennaro Mokbel ucciso il 3 luglio scorso nel quartiere della Camilluccia. Due figure di spicco tra i 5 arrestati: Emanuele Macchi di Cellere e Manlio Denaro, che avrebbero avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione e pianificazione del tentato sequestro, terminato con la morte di Fanella. L’indagine – condotta dai pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini (Dda) – arriva a pochi giorni di distanza dalla maxi operazione della procura di Roma che ha colpito fino a questo momento più di 40 persone con l’accusa di associazione mafiosa. Oltre a Denaro e Macchi di Cellere sono finiti in manette Gabriele Donnini e Carlo Italo Casoli, mentre si trova ai domiciliari Claudia Casoli.

Questo secondo troncone dell’indagine sull’omicidio di Fanella è partito quasi per caso. In particolare quando a giugno – pochi giorni prima dell’agguato – Denaro chiama da una cabina telefonica in zona Flaminia un cellulare formalmente intestato ad un cittadino rumeno, ma utilizzato da Egidio Giuliani, finito poi agli arresti lo scorso settembre come presunto componente del commando che ha ucciso Fanella. Quella cabina telefonica – utilizzata normalmente da Massimo Carminati – era una delle utenze controllate dal Ros dei carabinieri, che registrano tutto. “Quando vieni per la festa della nonna?”, chiede Denaro a Giuliani. Una frase secondo gli investigatori in codice, per concordare la data del sequestro del cassiere di Mokbel. Incrociando i dati telefonici, gli uomini della Polizia di Stato riescono in pochi mesi a ricostruire l’intero gruppo accusato di aver pianificato l’azione del 3 luglio, pensato per mettere le mani sul tesoro custodito da Silvio Fanella, frutto della maxi truffa Fastweb-Telecom Sparkle. Ai vertici, secondo la Dda di Roma, vi sarebbe Manlio Denaro, romano, già stato coinvolto nell’inchiesta Broker, per la mega truffa Fastweb/Telecom Sparkle, che ha avuto come principale imputato Gennaro Mokbel. Il suo nome appare anche negli atti dell’inchiesta su Mafia Capitale e, secondo gli investigatori, sin dagli anni ’80 gravitava negli ambienti dell’estrema destra e della Banda della Magliana. Denaro durante la sua militanza nelle organizzazioni neofasciste è stato molto vicino ad esponenti di Terza Posizione e ad Antonio D’Inzillo, terrorista dei Nar e membro della Banda della Magliana, morto in Kenia nel 2008. Con i nuovi arrersti, insomma, l’inchiesta sull’omicidio di Fanella sale di livello.

L’altro elemento di spicco è Emanuele Macchi di Cellere, detto “Lele”, già arrestato dalla squadra mobile romana, guidata da Renato Cortese, a Port Camargue, nel sud della Francia, l’11 settembre scorso, per essersi sottratto agli arresti domiciliari. Si tratta di un noto esponente del Movimento rivoluzionario popolare, organizzazione neofascista attiva tra gli anni Settanta e Ottanta, considerato molto vicino a Pierluigi Concutelli, membro, quest’ultimo, dei Nar, condannato per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio. Macchi di Cellere era già stato colpito nel 2012 da un’ordinanza cautelare della procura di Genova con l’accusa di aver trasportato via mare 165 chili di cocaina.

Oltre a Giovan Battista Ceniti – il giovane di Verbania rimasto ferito nel luogo in cui è stato trovato morto Fanella – la squadra mobile ha già arrestato il 9 settembre scorso, come presunti componenti del commando, l’ex Nar Egidio Giuliani e Giuseppe Larosa, un pregiudicato piemontese. Le indagini sarebbero ancora in corso e punterebbero a colpire l’intera rete responsabile dell’organizzazione del tentato sequestro finito in omicidio. Secondo la squadra mobile romana gli accertamenti riguardano anche le zone della Lombardia, del Piemonte e del Trentino Alto Adige.

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