Fumata nera e un passo in avanti verso le elezioni anticipate. Si avvicina in Grecia il momento della verità dopo che questa sera la prima tornata della cruciale elezione per il rinnovo della carica del presidente della Repubblica si è chiusa con un nulla di fatto. Il candidato governativo Stavros Dimas, 73 anni, membro di Nea Dimokratia del premier Antonis Samaras ed ex commissario europeo, ha ottenuto solo 160 preferenze sulle 200 necessarie per farcela. Mentre i “presente” (equivalenti a “no”) sono stati 135 e gli assenti 5. Il voto fa traballare il governo Samaras in quanto sulla base del risultato di stasera si sta già cominciando a delineare il rischio di stallo nelle prossime due tornate: quella del 23 (il cui inizio è stato fissato a mezzogiorno) e quella del 29 dicembre. Secondo alcuni esperti, il divario emerso stasera tra i 160 “sì” e i 180 voti necessari anche quando il quorum calerà appare incolmabile. L’impressione è che i 20 deputati che servono non si troveranno e che si andrà inesorabilmente alle urne. Con tutti i contraccolpi che un tale sbocco arrecherà sia alla stabilità politica del Paese sia alla situazione economica a fronte dei creditori internazionali e dei mercati.

Proprio per ricordare ai parlamentari questi rischi, Samaras, pochi minuti prima dell’inizio delle operazioni di voto, ha diffuso un laconico comunicato in cui in sostanza ha detto che votare per il candidato del governo è “una scelta per evitare un’avventura che potrebbe rivelarsi fatale per le prospettive europee della Grecia”. Fonti vicine a Nea Dimokratia si sono comunque dette ottimiste sul fatto che alla terza votazione il governo porterà a casa le 180 preferenze richieste. Per far ciò, anche se pubblicamente il primo ministro lo ha escluso in maniera categorica, in molti cominciano a pensare che – poco prima della terza ed ultima votazione – Samaras “cambierà cavallo” e, come un prestigiatore, tirerà fuori dal cilindro un nome nuovo sul quale possano convergere anche i voti dei partiti di destra all’opposizione: come ad esempio Greci Indipendenti (creato da un gruppo di transfughi da Nea Dimokratia).

Non sarebbe del resto la prima volta che il partito di Samaras ricorre a questo espediente: nel dicembre 2004 per evitare il rischio di elezioni anticipate, minacciate dal socialista Pasok allora all’opposizione, l’allora leader conservatore Costas Karamanlis scelse come candidato del governo l’adesso uscente Karolos Papoulias, un veterano della politica osannato dalle sinistre al quale il Pasok non poté dire di no. E’ forse proprio per cercare di coagulare anche i voti dei 12 deputati di Greci Indipendenti sul nome di Stavros Dimas (o per ventilare loro l’ipotesi di un nuovo candidato da appoggiare), che questa sera Constantinos Mitsotakis, ex premier e presidente onorario di Nea Dimokratia, ha reso noto di avere invitato per domattina nel proprio ufficio Panos Kamenos, leader del partito Greci Indipendenti: per un colloquio a tu per tu che potrebbe rappresentare l’ultima spiaggia per sbloccare la situazione.

Prima che la tornata elettorale si risolvesse con un nulla di fatto, la Borsa di Atene ha chiuso in netto rialzo, registrando un +3,33%, e l’asta dei titoli di Stato a 3 mesi ha registrato tassi in aumento ma anche una domanda in netta crescita: le richieste hanno raggiunto quota 1,925 miliardi, contro un’offerta di 1,3 miliardi. Il rendimento è salito all’1,90% dall’1,80% dell’asta precedente. Volatili, invece, le piazza del continente, che hanno chiuso mediamente in pareggio dopo una giornata negativa per i timori relativi al crollo del rublo, con gli occhi puntati sul voto greco e le decisioni della Federal Reserve.

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