Critico da sempre, poi dissidente ad un passo dall’espulsione e infine ancora critico ma in silenzio. Tommaso Currò, deputato siciliano, ha scelto di lasciare il Movimento 5 stelle con un discorso in Aula quando il gruppo meno se lo aspettava. “Voglio”, ha detto, “sentirmi sereno ed orgoglioso di lavorare per un progetto politico nel quale riconoscermi e attraverso il quale operare. Oggi questa condizione nel M5s non c’è più”. L’occasione è stata quella delle dichiarazioni di voto per la risoluzione sul consiglio Ue: il deputato ha annunciato il suo voto a favore del governo. Lo hanno applaudito in piedi tutti i deputati del Pd e della maggioranza, nel M5S dopo un silenzio iniziale qualcuno polemicamente ha fatto gesti di esultanza, altri sono andati da Currò a chiedergli spiegazioni. Carlo Sibilia, membro del direttorio, ha urlato a Renzi: “Lo hai pagato, eh?”. Poco prima il presidente del Consiglio aveva criticato i grillini: “Il Parlamento”, aveva detto a Montecitorio, “ha bisogno anche di voi. Non siete stati eletti per insultare”. Poi il leader Pd uscendo dall’Aula: “Ho fatto un’apertura ed è stata capita”.

E’ il 23esimo addio di un parlamentare del Movimento 5 stelle. Solo due settimane fa c’erano state le espulsioni dei deputati Massimo Artini e Paola Pinna, un terremoto che aveva riaperto le polemiche tra i grillini. Per molti giorni si era ipotizzato che altre dieci persone stessero pensando di lasciare il Movimento, ma per il momento il clima era quello dell’attesa. I dissidenti cercano un leader e una via d’uscita che non li faccia sembrare “traditori”, c’è chi valuta le dimissioni e chi invece sceglie di aspettare. Nei giorni scorsi sono continuate le riunioni dei più malpancisti, ma ancora le idee non sono chiare. Dal territorio il clima non è migliore: da alcune settimane arrivano le diffide dall’uso del simbolo per attivisti critici e meetup “paralleli”. Oggi Currò, senza anticipare la decisione a nessuno dei colleghi, ha dato l’annuncio. Ma nel gruppo lo considerano “una scheggia impazzita”, uno che non ha mai pensato a una strategia comune con gli altri parlamentari critici.

All’uscita dall’Aula, c’è stato anche uno scontro in Transatlantico. Protagonisti alcuni deputati M5S e Ignazio La Russa di Fdi. L’ex ministro ha attaccato l’ormai ex cinquestelle per “aver cambiato casacca in corso”. La Russa si è rivolto poi a Walter Rizzetto, dissidente M5S: “Ti brucia, eh? Te ne devi andare. Imbecille”. “Te ne devi andare tu che sono trent’anni che sei qui, coglione. Se la destra non esiste più, è colpa tua”, ha replicato il deputato friulano. Nello scontro interviene anche il deputato di Sel, ma ex M5S, Adriano Zaccagnini: “Sei un maiale. Mi riferisco alla ‘Fattoria degli animali’. Quanti incarichi hai dato a tuo figlio? Tanti, eh”.

“Annuncio”, ha detto in Aula Currò, “la mia uscita dolorosa ma non più evitabile dal Movimento 5 stelle”. E poi ha riconosciuto “il merito del governo di aver adottato per la prima volta decisioni in ambito europeo che hanno marcato un segno di discontinuità con le politiche di austerità del passato, concausa dello stato di crisi in cui versa oggi il Paese”. E ha attaccato l’M5S: “Da un lato c’è chi si assume la responsabilità di governare il Paese e dall’altro chi tenta di risolvere la crisi esclusivamente con atteggiamenti pregiudizievoli per la stabilità delle istituzioni della Repubblica. C’è chi intende migliorare le regole per un Europa più equa e più giusta e chi propone alleanze con la destra populista di Farage, predicando una deleteria uscita dall’Euro e minando quel processo di integrazione degli Stati che ha permesso all’Europa di godere del più lungo periodo storico di pace”.

“Con il 25% del consenso elettorale – ha detto ancora – dovevamo contribuire a risolvere i problemi del Paese e rendere l’Italia più competitiva nello scenario internazionale, invece, nonostante il dissenso interno, abbiamo giocato alla delegittimazione ed alla distruzione senza alcuna forma di rispetto e di responsabilità. Abbiamo utilizzato l’alibi del 51 %, inteso come unica forma possibile di governo per giustificare una condotta del tutto omissiva verso le attese che ben 8 milioni e 700 mila italiani avevano riposto in noi. Condivido il tentativo di rinnovamento della classe dirigente del Paese, ed al pari di molti colleghi qui presenti, intendo partecipare attivamente al processo di moralizzazione della politica. Infine, rivendico il mio diritto a rappresentare il territorio nel quale sono stato eletto. Nei momenti, in cui ho cercato di rappresentarne gli interessi, ho paradossalmente avuto più ostacoli dal movimento a cui appartengo rispetto agli altri partiti. Voglio sentirmi sereno ed orgoglioso di lavorare per un progetto politico nel quale riconoscermi e attraverso il quale operare: oggi signor presidente questa condizione in questo gruppo non c’è più. Le comunico quindi le mie dimissioni dal Gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle”, ha concluso Currò.

All’uscita dalla Camera, i più ortodossi del Movimento 5 stelle hanno commentato quasi con sollievo: “Finalmente”, ha detto Manlio Di Stefano. “Avremmo dovuto cacciarlo noi”, ha dichiarato Daniele Del Grosso. “Ha tradito i principi del Movimento”, ha ribattuto Riccardo Fraccaro. Intanto il deputato ormai ex M5s ha preferito non aggiungere altro: “E’ stata un’emozione fortissima. Ho rischiato un malore”.

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