Questa faccenda del post di Salvini contro di me – di cui giuro che parlo per l’ultima volta, sennò finisce che lui diventa più famoso di me – presenta ancora aspetti misteriosi. Io faccio un post ironico su di lui, lui fa un post ironico su di me, pensando che io sia il solito barone di sinistra, i miei studenti mi difendono e a farci una brutta figura è lui: come può, l’astro nascente della destra, aver commesso un tale autogol? Qui di seguito azzardo tre ipotesi.

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La prima, banale, sarà venuta in mente a tutti. Non penserete mica che Salvini passi la vita a messaggiare, come fa invece l’altro Matteo, quel fenomeno del nostro Presidente del Consiglio. Renzi sì che twitta compulsivamente, anche nelle occasioni ufficiali: persino mentre il ministro Padoan spiega perché la nostra economia sta andando a ramengo, come qualcuno ricorderà. Ora, Salvini avrà tanti difetti, ma almeno è un professionista. Per fare tutti questi post, avrà una squadra di cervelli che messaggiano per lui. Oddio, cervelli: magari sono solo redattori della Padania, il che già spiegherebbe tutto.

La seconda ipotesi è poco più complessa, ma anch’essa perfettamente plausibile. Sul web è disponibile, al sito gensav.altervista.org, un Generatore Automatico di Post di Salvini, il Gap. Funziona così. Si prende una serie di frasi insensate, tipo: “Il governo vuole vietare le feste di compleanno”, o: “L’Europa progetta di tassare i carciofini sott’olio”, o anche: “Il sindaco Marino intende spostare tutti i campi Rom a Cologno Monzese”, si aggiungono espressioni d’indignazione come: “E poi dicono che siamo razzisti”, oppure: “Ma non hanno niente di meglio da fare?”, si mescolano a piacere una delle prime e una delle seconde, e il post è fatto. Bene, ora rileggetevi il post di Salvini e provate a negare che sia stato scritto per superare il Gap.

La terza ipotesi è meno plausibile, e m’imbarazza pure, perché mi attribuisce un’astuzia diabolica, ma a questo punto ve la dico lo stesso, tanto la realtà ha ormai superato la fantasia. A farla breve, il post non l’ha scritto Salvini, né la sua squadra di cervelli padani, e neppure il Gap. Ebbene sì, lo confesso: il post l’ho scritto io, mi sono auto-diffamato, machiavellicamente, per acquistare una facile notorietà. Del resto, basta vedere la frase finale: “Un abbraccio agli studenti”. A chi altri, se non a me, poteva venire in mente di abbracciare i miei studenti, che mi hanno dovuto sopportare per un intero semestre?

A proposito di gente che mi sopporta da anni, estendo l’abbraccio anche ai lettori de il Fatto Quotidiano e agli e-lettori di Salvini: buone feste a tutti. Questo post è dedicato a Enzo Costa, che se n’è andato ieri. Lui sì, aveva la grazia divina di far ridere.

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