Ospitiamo il racconto dell’esperienza di Anna ed Emanuele, nostri cari soci.

Vi racconto quello che io (Emanuele) e mia moglie stiamo vivendo con un gruppo di amici per costruire un cohousing. Un aneddoto mi permette di arrivare subito al punto: qualche giorno fa ero a un convegno e Johnny Dotti, presidente di Welfare Italia, parlando della crisi profonda che attraversa la nostra società e che riguarda anche le relazioni, diceva: “Intanto che ammiravamo Mandela e la sua lotta all’apartheid, ci stipavamo ognuno nel proprio appartamento, che dal punto di vista etimologico sono la stessa cosa!” Appartamento: qualcosa che divide…com’è difficile vivere a Milano!

Scegliamo di rimanerci, oltre che per il lavoro, per i legami di amicizia, ma poi i ritmi sono così frenetici, che alla fine devi prendere l’agenda per cenare con le persone a cui vuoi bene! Il desiderio di un modo diverso e più umano di abitare ci ha dato la spinta iniziale per decidere insieme ad altri amici, di creare un luogo che unisce, una casa dove sperimentare la vicinanza nella quotidianità.

Tre anni fa, inizia a prendere forma l’idea di un cohousing come luogo dove, accanto alle abitazioni di ciascuna famiglia, ci siano spazi comuni: luoghi di socialità informale, spazi, dove i bambini possano giocare o dove dare vita a forme di share economy (magazzino per un Gruppo di Acquisto Solidale, lavanderia, condivisione di attrezzi).

Dalla necessità di dare forma a questi pensieri è scaturita la carta d’identità del gruppo, che si riconosce nei principi di partecipazione, socialità, sostenibilità ecologica, economicità, solidarietà, apertura al territorio, raccontati in un documento modellato nel tempo dai sorrisi e dalle intemperie.

Abbiamo pensato e praticato un modo di decidere fondato sul metodo del consenso: affrontiamo le questioni informandoci e approfondendo i temi che si presentano; cerchiamo diverse soluzioni alle questioni che il progetto ci pone; ognuno si sforza di rapportare i propri bisogni a quelli della collettività; a quel punto decidiamo insieme, ostinatamente ricercando l’umanità e assegnando al dissenso la funzione di migliorare le decisioni.

Sempre in questo modo, abbiamo individuato le zone di Milano in cui cercare il terreno dove costruire la nostra impresa, selezionato un architetto per identificare le aree, e finalmente a giugno scorso abbiamo trovato una bella area di fronte al Parco Lambro, che ci siamo impegnati ad acquistare entro aprile 2015. È lì che costruiremo il cohousing per 8-10 nuclei.

E’ nato, a tutti gli effetti, il Cohousing Base Gaia! “Base” come fondamenta, principio, comunità di persone; “Gaia” come Terra. La terra dove viviamo e muoviamo le nostre relazioni, la terra da curare… Nel frattempo, abbiamo approfondito il cohousing sotto molti aspetti. Dal punto di vista urbanistico abbiamo scoperto che questa forma è nella grande famiglia dell’edilizia sociale, accanto all’housing sociale (da cui però si differenzia).

Abbiamo attivato un’interlocuzione con l’Amministrazione comunale per verificare la possibilità di corrispondere parte degli oneri d’urbanizzazione in attività per la collettività, magari proprio offrendo consulenza ad altri gruppi interessanti al cohousing. Sono cominciati anche i lavori di co-progettazione architettonica: come progettiamo gli spazi comuni per incarnare la nostra identità di cohousing? Quale rapporto tra le abitazioni familiari e gli spazi comuni? Quali le necessità dei singoli nuclei? Come dare forma agli spazi senza ingabbiarli nei bisogni attuali, che nel tempo cambieranno? Quale forma giuridica garantisce con flessibilità il perseguimento della costruzione della casa e la tutela degli spazi comuni? Quale architettura deve avere il piano finanziario? In lontananza si affacciano i temi delle tecniche di costruzione, dei consumi e del risparmio energetico, del capitolato e della gara per scegliere l’impresa che costruirà.

L’avventura è questa: ho provato a raccontarla condividendo le domande, le sfide che ci hanno accompagnato fin qui.

Alla fine di questo racconto, mi torna in mente il grande scrittore portoghese Fernando Pessoa. Parlava dei viaggi e dei viaggiatori. Sono sempre più convinto che le case sono i suoi abitanti, ed è bellissimo. Un’ultima notizia per chi fosse interessato: c’è ancora spazio per qualche nucleo che volesse unirsi al Cohousing Base Gaia.

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