Ci sarà giusto il tempo di festeggiare il Natale e per Laura di partorire il figlio che aspetta, poi ognuno dovrà far fagotto. I 28 ospiti della Comunità Saman a febbraio saranno sfrattati. Lo ha deciso Antonio Potenza, sindaco di Apricena (Foggia), comune immerso nel Parco Nazionale del Gargano, senza, per altro, fornire alcuna soluzione alternativa. Saman, associazione nata 25 anni fa a Trapani per aiutare il reinserimento sociale dei tossicodipendenti, dal 1995 ha aperto uno dei suoi 10 centri italiani ad Apricena. È qui che l’anno prima, sfruttando la legge 309/90, meglio nota come legge Martelli, il ministero dell’Interno edifica sul suolo messo a disposizione dal Comune, un immobile di tre piani. 4 miliardi e 800 milioni di lire il finanziamento totale elargito dallo Stato con un’unica clausola: destinare la struttura al recupero dei tossicodipendenti. E così fu. L’amministrazione comunale in carica con una manifestazione d’interesse, sceglie tra i candidati, Saman.

Attualmente 12 dei 28 ospiti sono stati affidati al centro di Apricena per scontare la pena alternativa alla detenzione

Comincia così un lungo cammino durato 20 anni. L’associazione diventa punto di riferimento regionale per i programmi di recupero, al punto che il ministero della Giustizia affida agli operatori di Saman anche tossicodipendenti in stato di detenzione. Attualmente 12 dei 28 ospiti sono stati affidati al centro di Apricena per scontare la pena alternativa alla detenzione.
Del resto lì si insegna anche un mestiere e il programma dà i suoi effetti: Paolo si è liberato dalla dipendenza della droga e oggi lavora come giardiniere, Luca come addetto alle pulizie per le Ferrovie dello Stato, Carlo ha aperto una sua pizzeria. Tre esempi fra tanti.

Ma ciò non è bastato a convincere il sindaco Potenza a prorogare il contratto di comodato d’uso in scadenza a febbraio. Una lettera prima e una riunione poi, confermano che di lì, Saman deve andarsene. Il presidente nazionale dell’associazione Achille Saletti e il responsabile regionale Tommaso Pasqua, hanno chiesto lumi al primo cittadino. “In assoluta buona fede – racconta Saletti – pensavo si trattasse solo di negoziare un affitto”. E invece no. La decisione assunta dal sindaco sembra irrevocabile. “Non ci hanno dato alcuna spiegazione – continua il presidente nazionale di Saman – ho chiesto se l’intenzione fosse quella di bandire una gara ma la risposta è stata evasiva. Ci ha detto che ha in mente un progetto e che non avendolo comunicato alla cittadinanza, ancor meno lo avrebbe detto a noi. Ha calato la saracinesca e non è stato possibile ragionare. Tutto ci aspettavamo, tranne che un centro di eccellenza potesse essere cancellato con un colpo di penna”.

La decisione assunta dal sindaco sembra irrevocabile. “Non ci hanno dato alcuna spiegazione”

Ma quella riunione a Saletti è apparsa “singolare” dal principio. A cominciare dai presenti: oltre al sindaco, Donato Petrosino, consulente esterno del Comune e Fernando Antonio Rosati, segretario comunale. Il primo finito nel turbine delle polemiche perché, oltre al compenso di 42mila euro l’anno percepito ad Apricena, ricopre la stessa carica in altri tre Comuni. Il secondo, rinviato a giudizio nell’ambito di una inchiesta su una truffa all’Istituto d’Arte e Musica del Molise. Non meno singolare è stato l’esordio del sindaco: “Qui si dirà che mi voglio togliere i sassolini delle scarpe”.

Il riferimento è al responsabile regionale dell’Associazione, Tommaso Pasqua. Nel 2012 si presentò anche lui come candidato sindaco ad Apricena. Le elezioni furono vinte da Potenza ma dopo un anno l’amministrazione cadde per il passaggio di tre consiglieri di maggioranza all’opposizione. In un comizio pubblico del giugno 2013, Potenza dal palco non le mandò a dire: “Questi soggetti, da sempre sponsor del Pd, hanno avviato una serie di riunioni con Tommaso Pasqua ai quali hanno partecipato ‘i giuda’. Lo scopo unico era quello di far cadere in tutti i modi questa amministrazione”. Potenza fu rieletto nel 2014, dopo un anno di commissariamento. Ma l’ipotesi che si tratti di una risposta alle vicende dell’epoca, Saletti la respinge: “Mi rifiuto di pensare che la politica sia così meschina”.

Il sindaco, dopo aver proposto l’acquisto dell’immobile per 3 milioni di euro, si è limitato a suggerire di traferire i 28 ospiti nelle altre sedi in Italia

Fatto sta che una spiegazione ad oggi non c’è.  Vani sono risultati anche i tentativi di contattare telefonicamente il sindaco, l’unica risposta alla prima delle diverse chiamate inoltrate da ilfattoquotidiano.it è stata quella di un collaboratore che invitava a ricontattare di lì a poco il primo cittadino. Il telefono, in seguito, ha continuato a squillare a vuoto. Mancano due mesi allo scadere del contratto. Il sindaco dopo aver proposto l’acquisto dell’immobile per 3 milioni di euro (nonostante Saman l’abbia ristrutturato negli anni spendendo circa 500mila euro), si è limitato a suggerire di traferire i 28 ospiti nelle altre sedi in Italia, convocando il Consiglio comunale per discutere il cambiamento della destinazione d’uso. Ma “in questo modo – spiega Saletti – i detenuti non potranno vedere i propri figli piccoli, tutti verranno allontanati dalle proprie famiglie, facendo venir meno uno dei punti essenziali del programma di reinserimento. Non sono birilli, sono persone. E noi li difenderemo con ogni forza. Da lì non ci muoviamo”.

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