Mafia Capitale. Prima c’era stato il Consorzio Venezia Nuova. E ancora prima Expo 2015. E in mezzo corruzioni grandi, medie e piccole con cadenza bi o triquotidiana. E ogni volta Renzi&C. hanno blaterato di misura colma e di riforme necessarie e immediate. Che naturalmente non si sono fatte. E che, se si fossero fatte, non sarebbero servite a niente. Perché le riforme che servirebbero la politica non le vuole. Perché i reati di corruzione, frode fiscale, falso in bilancio e compagnia continuano a essere commessi? Perché vi è la garanzia dell’impunità. E perché questa garanzia? Per via della prescrizione e della pena che non si sconta.

La prescrizione. Renzi&C. dicono che vogliono aumentarla. Di quanto? In realtà non importa. Aumentarla è come intervenire su una macchina che ha un motore progettato male: con un litro fa 500 metri. Allora si costruisce un serbatoio più grande: sempre 500 metri al litro farà, ma il percorso si allungherà. I passeggeri trasportati resteranno gli stessi, pochi. La prescrizione deve essere allungata, si capisce. Ma non è questo il problema. Il fatto è che il nostro processo è troppo lungo. In effetti, possibile che 7 anni e mezzo, ma anche 10 o perfino 15 (pensate a Eternit) non bastino per un processo? No che non bastano, perché non è un processo. Sono almeno tre, Tribunale, Appello e Cassazione. Ma in realtà sono cinque perché c’è l’udienza preliminare e il Tribunale della Libertà. Ma in realtà sono ancora di più perché al Tl si può ricorrere anche 20 volte di seguito; e la Cassazione può rinviare all’Appello o perfino al Tribunale e far ricominciare tutto. Come può un processo come questo essere fatto in tempi brevi? Ovvio che tutto si prescrive (quello che conta, il furto al supermercato no, tranquilli). Quindi la vera riforma è modificare il processo. Niente Appello, niente udienza preliminare, notifiche solo agli avvocati e solo via email, niente avvisi, depositi, termini ripetuti 3/4 volte, un processo in Tribunale e un ricorso in Cassazione per motivi di diritto. Così si raddoppiano i magistrati e il personale senza spendere un soldo e probabilmente la prescrizione smette di essere un problema.

La pena è finita. Fino a 4 anni in prigione non ci si va. Ma ci pensate? Si spendono una marea di soldi, si passano anni e anni a giocare in aule di giustizia e, sempre che si arrivi a sentenza definitiva di condanna, si dice all’imputato; sei colpevole, ti toccano 3 anni e 11 mesi. Vai pure a casa. Se poi la condanna è di 5 anni, si sconteranno 7 mesi e mezzo; e se fosse di 6 (praticamente mai si danno pene del genere) si sconterebbe 1 anno e mezzo. 10 anni di galera sono poco più di 3. Ma dai!

In queste condizioni, perché corruttori e corrotti dovrebbero smettere di delinquere? L’unico guaio che gli può toccare, dopo aver messo al sicuro una barca di soldi, è farsi pochi mesi di carcerazione preventiva (fino a quando la politica non la eliminerà, come periodicamente minaccia di fare. Ma si sa, è una conquista di civiltà).

Quale riforma possono partorire Renzi&C. se non modificano questa situazione? Che non sarà modificata. Pensateci. Quale cittadino di normale buon senso potrebbe volere un sistema del genere? Chi (esclusi gli amici di mafiosi e criminali e di politici associati, tanti ma pur sempre una minoranza della popolazione) direbbe al suo politico di collegio elettorale: ti voto, vai e realizza un sistema così? Nessuno, ovviamente. Allora come ci si è arrivati? Perché alla politica serve un sistema così. Perché la politica è fondata sul malaffare, perché i politici campano di reati o di sovvenzioni criminali. E non possono permettersi un sistema penale che blocchi il sistema che gli dà da vivere, anche nel senso stretto del termine.

Una prova? C’è un sistema semplicissimo per battere la corruzione. Spezzare il sodalizio necessario tra corrotto e corruttore. Oggi entrambi, se scoperti, sono punibili, tutti e due in galera. Ma, se si prevedesse che il primo che denuncia l’altro, anche prima di un’indagine, andrà esente da pena, il vincolo è reciso. Chi si fiderebbe a farsi corrompere sapendo che, appena c’è in giro puzza di indagini, qualcuno può comprarsi l’impunità denunciandolo. E viceversa. Sistema banale, non a caso adottato da sempre negli Usa e di cui io parlai la prima volta negli anni 70 a Beniamino Andreatta, un Dc onesto e preparato che fu subito d’accordo. Naturalmente non se ne fece niente. Ma, se quello denuncia il falso? Va in prigione per calunnia. Non è che basti la denuncia per condannare, ci vanno i riscontri. Se non si trovano, poveretto lui.

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