“Una fiaccolata della solidarietà sociale” organizzata dalla Cgil a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, dove è riesplosa l’emergenza migranti. Sono oltre 600 i raccoglitori stagionali di arance che vivono, senza acqua e senza luce, nella tendopoli della zona industriale della Piana di Gioia Tauro. Chi non ha trovato posto sotto le tende del ministero dell’Interno, ha occupato uno dei tanti capannoni costruiti con i finanziamenti della 488 e mai utilizzati. Una situazione di degrado che fa tornare la mente al gennaio del 2010 e alla “la rivolta dei migranti” che continuano ad essere sfruttati dagli imprenditori e dai caporali, i “capi neri” che ogni mattina li portano sui campi per la raccolta delle clementine. “Lavoro e diritti” si lamentano i migranti che hanno partecipato alla fiaccolata: “Ci pagano 80 centesimi ogni cassetta di arance che raccogliamo. Non c’è futuro per noi”. “Neanche gli animali vivono così. – spiega un altro migrante – Purtroppo che dobbiamo fare? Siamo sfruttati perché lavoriamo dalle 7 di mattina fino alle 16 di sera per guadagnare 15 euro. Abbiamo bisogno almeno dei bagni, delle lampadine e delle coperte”. “Chiediamo una nuova politica di accoglienza per chi è impegnato nell’agricoltura. – sostiene Celeste Lo Giacco, segretaria della Flai-Cgil – Con questa fiaccolata, i migranti non protestano solo per i loro diritti ma anche per esprimere solidarietà ai dipendenti dell’azienda Demasi che stanno per essere licenziati”. Solidarietà tra lavoratori che vivono un momento difficile a poche centinaia di metri gli uni dagli altri. L’imprenditore Demasi a fine anno chiuderà la sua azienda perché vittima dell’usura bancaria. Due storie completamente diverse ma simili allo stesso tempo per via di uno Stato che le ha dimenticate di Lucio Musolino

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