Stop al “servizio di maggior tutela” per poter tenere sotto controllo le bollette di luce e gas di famiglie e piccole imprese. In una bozza del disegno di legge sulla concorrenza è prevista la sua eliminazione dal 30 giugno 2015 nel settore gas e dal 30 giugno 2016 in quello elettrico. La maggior tutela è quella rivolta alle famiglie (e per quanto riguarda l’elettricità anche alle pmi con meno di 50 addetti e un fatturato annuo non superiore a 10 milioni di euro e alimentate in bassa tensione) che decidono di non entrare nel mercato libero e quindi non scegliere il fornitore. E’ l’Autorità per l’energia e il gas (Aeeg) a fissare le condizioni economiche e contrattuali delle tariffe. Dell’opportunità di eliminare questo sistema si discute ciclicamente da anni. A quanto pare ora il governo ritiene che i tempi siano maturi per lasciare mano libera al mercato. Anche a inizio anno del resto è stato presentato un emendamento ad hoc al decreto Destinazione Italia, senza però arrivare in Parlamento.
Che prima o poi vada superato sono tutti d’accordo. Il problema sono i tempi e i modi. C’è chi sostiene, Aeeg e consumatori in testa, che il mercato in questo momento non sia ancora maturo e che le condizioni proposte dalle aziende non siano affatto migliori, anzi. Inoltre, ci sarebbe ancora poca trasparenza per un reale confronto delle tariffe: troppo spesso le offerte vengono formulate in modo opaco e incomprensibile. Altri, tra cui l’Antitrust, ritengono al contrario che la “maggior tutela” ostacoli la competizione e freni la liberalizzazione del settore avviata nel 2000. Altra domanda che ha creato spesso dibattito è se il consumatore medio italiano sia pronto per voltare pagina. In sostanza, ci si chiede, deve essere ancora accompagnato per mano dal Garante o deve diventare più informato e attivo, per poter fare autonomamente la scelta migliore?
Come detto, tra chi frena c’è l’Autorità per l’energia. A fine ottobre il presidente Guido Bortoni ha avvertito che non è ancora il momento di abolire il regime in quanto “il livello di consapevolezza non è tale da poterlo abolire dalla sera alla mattina, non è una questione di tempi ma di condizione”. Sulla stessa linea le associazioni dei consumatori. Secondo una recente indagine di Federconsumatori le offerte sul mercato libero in molti casi sono più onerose rispetto al mercato tutelato e il risparmio massimo va riducendosi. In particolare, afferma l’associazione, per un consumo tipo di 2700 kW/h annui la migliore offerta a prezzo variabile nel 2010 garantiva un risparmio del 10,7% rispetto al mercato tutelato mentre dell’aprile 2014 il minore esborso è sceso al 3,52% della spesa totale. Ed è calata anche la convenienza delle migliori offerte a prezzo bloccato rispetto al mercato tutelato: il massimo risparmio possibile è diminuito dall’11,38% del 2010 al 7,14% di oggi. “Un mercato pieno di insidie per i consumatori – secondo il vicepresidente della federazione Mauro Zanini – che sta tradendo le loro aspettative e ora richiede una vera svolta per ridare credibilità alla parola mercato e al concetto di concorrenza con vantaggi veri (e non svantaggi) per i consumatori”.
Sul fronte opposto ci sono non solo imprese e associazioni di settore, ma anche l’Antitrust. Il garante per la concorrenza ha più volte esortato a superare il regime di maggior tutela, con il “conseguente passaggio a mercati retail completamente liberi e concorrenziali”. Passaggio, ha comunque tenuto a precisare l’Antitrust, che però “dovrebbe essere progressivo, rigidamente scadenzato”. Molto più rigida invece la posizione dell’agenzia dei regolatori Ue, Acer, secondo cui il sistema si profila come un grave ostacolo al pieno dispiegamento del mercato. Del resto l’addio alle tutele differenziate è un obiettivo previsto dalle direttive Ue sulla liberalizzazione dell’energia, ma anche in questo caso si parla di un periodo “transitorio finché il mercato libero non appaia maturo”.