Il mondo cooperativo è a rischio. “Ci saranno problemi in futuro”, perché “mancano i controlli“, “molte coop sono troppo grandi rispetto alle loro capacità reali” e il nuovo contesto politico fa venire meno la “regia” che in passato ha garantito la tenuta del sistema. Parola di Giovanni Consorte, ex presidente e ad di Unipol, che commenta così, in un’intervista a Libero, le vicende della cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi, al centro dell’inchiesta Mondo di mezzo e, stando a un nuovo filone di indagini, anche in affari con la ‘ndrangheta. Ma Consorte, che si è dimesso nel gennaio 2006 dopo la pubblicazione sul Giornale dell’intercettazione in cui, riferendosi alla tentata scalata del gruppo assicurativo delle coop alla Bnl, l’allora segretario dei Ds Piero Fassino gli chiedeva “Allora abbiamo una banca?”, evoca anche i rapporti di Unipol con la Quercia, ripetendo ancora una volta che il gruppo assicurativo ha “ristrutturato circa 300 milioni di debito della direzione dei Ds dal 2002 al 2004″. “Abbiamo sanato la situazione con Banco di Roma, Mps ed Imi. Come anche con Cna o l’Unità“, ricorda il manager, che è stato condannato per la tentata scalata della Popolare di Lodi ad Antonveneta mentre per la vicenda Bnl fu accusato di aggiotaggio ma lo scorso anno è stato assolto in appello, così come gli altri imputati Antonio Fazio, Carlo CimbriIvano SacchettiDanilo Coppola, Stefano RicucciGiuseppe Statuto, Emilio Gnutti, Bruno Leoni, Francesco Gaetano Caltagirone, i fratelli Lonati e Vito Bonsignore.

Tornando al nodo delle relazioni pericolose tra coop e criminalità emerse dall’inchiesta su Mafia Capitale, Consorte punta il dito contro i controlli insufficienti: “Basta chiedere al ministero del Lavoro (a cui spetta la vigilanza sulle attività delle coop per attestare che abbiano diritto al regime fiscale agevolato, ndr) quante revisioni hanno fatto e quanto sono costate”. E ancora: “I sistemi di controllo devono essere esterni, non di Legacoop, così come la revisione dei bilanci non può essere interna”. Proprio mercoledì il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che per 12 anni ha presieduto la lega delle cooperative, ha respinto al mittente le accuse di scarsa vigilanza appellandosi al fatto che i bilanci “sono responsabilità dei cda e sono certificati da un collegio dei sindaci, mentre “le centrali cooperative non hanno nessun compito, a loro spetta solo il controllo delle caratteristiche di cooperativa”.

Prima, dice Consorte a Libero, “su una logica di sistema scattava una reciproca mutualità e anche i controlli. Chi era dentro le coop era fortemente ideologizzato, oltre al lavoro la cooperativa gli gestiva anche i risparmi attraverso il prestito sociale. Le logiche di sistema si estendevano in Unipol a Cgil, Cisl e Uil, Cna, Confesercenti, Cia, che sedevano nel cda di Unipol. Questo mondo oggi non esiste più”. Oggi servirebbe “vera democrazia nella gestione interna”.

Infine il riferimento ai debiti dei Ds risanati. E la promessa di un libro su “l’operazione Bnl” che “ha visto “contro” molta sinistra”, e l’operazione Olivetti-Telecom: “Accusarmi per soldi legittimi che poi mi sono stati restituiti è stato un gioco sporco facile da perseguire. C’era bisogno di un capro espiatorio che togliesse l’attenzione dal resto, la fusione Ds-Margherita e l’operazione Antonveneta. Era solo un pretesto per mandarci via da Unipol, me e Sacchetti”.

 

 

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