Cinema

Jimmy’s Hall, Ken Loach: “Il mio protagonista come Assange e Snowden”

Il regista: "Mai come oggi la lotta di classe ha un senso, perché ci spacciano la libertà di mercato come l’ordine naturale, ma chi la vive, chi la subisce ogni giorno sa che in realtà questa libertà è una prigione"

di Federico Pontiggia

Vi ricordate quando non c’erano i social network, non c’erano nemmeno le discoteche, ma le balere, posti in cui si ballava, sudava, amava senza clic e senza sballo? Ken Loach lo ricorda, e con Jimmy’s Hall ci porta a fare quattro salti nell’Irlanda del 1932. Quattro salti innocenti, eppure “la Chiesa si era arrabbiata, i ricchi e potenti latifondisti pure: alla fine, il Jimmy Gralton (interpretato da Barry Ward, ndr) che aveva voluto quella balera venne espulso, come oggi succede agli immigrati”. Dal 18 dicembre nelle nostre sale, Jimmy’s Hall avrebbe potuto essere l’ultimo film di Ken il Rosso, ma fortunatamente non lo sarà: “A pensare ai 50 anni di carriera mi affatico, ma ci sono ancora così tante cose da raccontare…”.

Mr. Loach, regge il parallelo tra quella crisi, iniziata nel ’29, e  quella attuale?
Disoccupazione di massa, attacchi ai diritti dei lavoratori, populisti alla riscossa: sì, il paragone ci sta. Eppure, oggi non abbiamo bisogno di leader, ma di leadership: siamo sospettosi dei leader, e giustamente.

Parlando di leader, il nostro Matteo Renzi ha chiesto consigli al vostro Tony Blair
Blair? è un criminale di guerra. La guerra in Iraq era illegale, le uccisioni perpetrate sono crimini. Blair dovrebbe finire davanti al tribunale de L’Aja, invece continuano a dargli premi, a dargli retta, a coprirlo di ricchezza: una vergogna, il suo benessere è grottesco.

Per fortuna c’è Papa Bergoglio
Non ne so abbastanza, ma dice cose incoraggianti. Però ha avuto una lunga carriera, e dovremmo farci qualche domanda: che ruolo ha avuto nella dittatura argentina, quale nella teologia di liberazione e nei movimenti progressisti? È ottimo parlare di poveri, ma si sfida davvero il sistema? Come si dice, “quando ho dato dei doni ai poveri mi hanno dato del santo, quando ho chiamato poveri i poveri mi hanno dato del comunista”.

Che ne pensa della realtà italiana , è stato anche in tv a “Di-martedì”… 
Sì, uno show imbarazzante. C’era un banchiere (Luigi Abete, ndr), un direttore di giornale (Alessandro Sallusti, ndr), non capivo bene che dicevano, li ho solo osservati, ma li ho trovati orribili, noiosi: non li prenderei mai come personaggi di un mio film.

In studio c’era anche una sindacalista, Susanna Camusso
Nel Regno Unito i sindacalisti sono dei poliziotti che tengono buona la classe lavoratrice. Come diceva Trotsky, la classe dominante non può dominare da sola… 

Ma ci sarà pure un leader positivo, forse la premio Nobel per la pace Malala?
No, non è un leader, ma una ragazza che deve poter vivere la propria vita, non voglio metterle addosso un peso. È coraggiosa, simpatetica, ma, appunto, è solo una ragazza.

Possiamo almeno trovare un erede di Jimmy Gralton?
Non sono dei paralleli esatti, ma… Julian Assange ed Edward Snowden. Se Jimmy voleva spiegare la realtà, come stavano le cose, questi due sono andati oltre: hanno portato alla luce cose molto precise, ovvero gli sporchi segreti delle potenze occidentali. Assange con Wikileaks ha illuminato gli abusi in Iraq, Snowden la sorveglianza americana, e non solo, sui cittadini. Tutti e tre sono stati perseguitati, Jimmy Gralton è stato espulso, ma per Assange e Snowden il futuro sarà peggiore. Tutti i giornalisti dovrebbero essere al loro fianco, perché lottano per la libertà d’informazione, ma la stampa britannica ha massacrato Assange: per me, uno choc terribile.

Loach, la conosciamo come Ken il Rosso: è ancora il suo colore?
Sì, mai come oggi la lotta di classe ha un senso, perché ci spacciano la libertà di mercato come l’ordine naturale, ma chi la vive, chi la subisce ogni giorno sa che in realtà questa libertà è una prigione.

Il trailer di Jimmy’s Hall

Dal Fatto Quotidiano del 4 dicembre 2014

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