Botta e risposta tra consumatori e alcune ditte di prodotti (storia vera)

Consumatrice: – Buongiorno. Vi scrivo per dire che il vostro cartellone con la donna sexy e la battuta a doppio senso è squallido e sessista e dovreste ritirarlo.

Ditta: – Ah ecco, lei è una vecchia racchia invidiosa veterofemminista, vero?

C: – No, sono giovane.

D: – Beh allora è solo invidiosa. Lo sa che la donna ormai ha raggiunto l’indipendenza e la dimostrazione è che vestirsi sexy non è più un tabù? Vuole che le donne portino il burka? Mettiamo le calze alle gambe dei tavoli già che ci siamo?

C: – La nudità è diventata il nostro burka, in pubblicità le donne sono seminude anche in pieno inverno. Esaltare solo il nostro aspetto fisico ci sminuisce.

D: – Ma si rilassi! Non vede l’ironia dell’immagine?

C: – No.

D: – Noi sì, ahaha. Avere fortuna…un bel sedere…ahaha

***

Consumatrice: – Buongiorno, vi scrivo perché credo che dobbiamo finirla con l’uso della donna sexy per pubblicizzare qualsiasi cosa, come le vostre piastrelle.

Ditta: – Senta, ha mai sentito parlare di marketing? La donna sexy vende!

C: – Senta, ha mai sentito parlare di pubblicità all’estero? In Inghilterra ad esempio i prodotti vendono anche senza!

D: – Lei è una vecchia racchia invidiosa veterofemminista, vero?

C: – No, un uomo.

D: – Un uomo…uh, ci deve essere qualcosa che non va in lei.

***

Consumatrice: – Buongiorno, sono una vecchia racchia e acida veterofemminista e penso che se la rappresentazione della donna come appendice dell’uomo, amante o serva, è sempre questa, state tagliando fuori le donne vere e così facendo affermate che una come me non conta niente.

D: Siamo d’accordo!

C: – Quindi solo la bellezza conta nella donna?

D: – Ah, la bellezza…guardiamo ad esempio l’arte, la Venere di Botticelli, l’Olympia di Manet…

C:  – I ritratti dei grandi maestri e le foto di modelle in serie, labbra socchiuse e sguardo ammiccante per voi sono la stessa cosa?

D: – Siiiiiiiì…l’universo femminile, misterioso e affascinante…c’è quella docile, quella audace, quella che fa la ritrosa…la bionda, la mora…

C: – Il vostro universo mi sembra si basi sulla sessualità, riuscite a vedere qualcos’altro in una donna?

D: Qualcos’altro…una donna…Eh? Ah, scusi, ero sovrappensiero!

***

Consumatrice:  – Buongiorno, dite che la vostra azienda è giovane e innovativa ma la vostra pubblicità è la stessa di sempre.

Ditta: – Certo che siamo giovani, è lei ad essere all’antica, si modernizzi! La donna ha un potere immenso al giorno d’oggi, il suo corpo!

C: – Quello l’ha sempre avuto, ora ci stiamo avvicinando alla parità reale e immagini come la vostra sono di ostacolo al progresso.

D: – Lo avete avuto, il progresso, non vi accontentate mai!

C: – Già, ma neanche voi scherzate a volerci ricacciare indietro: pezzi di corpo o donne languide, casalinghe e mamme, da lì non si scappa. Non molto rispettoso nei nostri confronti.

D: – Ma insomma! Noi la donna la rispettiamo eccome! A noi le donne piacciono, se poi sono belle ci piacciono ancora di più! La bellezza è una dote, non vedo perché dovrebbe essere oscurata! Le spiagge sono piene di tette al vento, perché quando compaiono in pubblicità è scandalo? Cos’è, bigottismo cattolico post-moderno oppure tentativo di riconciliazione con il popolo talebano? Lo volete capire che il fondoschiena di una ragazza in costume è oggettivamente bello! Se un culo è bello si può associare tranquillamente anche alle nostre piastrelle, è come se fosse un’opera d’arte. Punto.

C: – Metteteci un sedere maschile, la prossima volta.

D: – Uhm, non funzionerebbe. E poi la nostra modella è stre-pi-to-sa!

C: – Beh, l’attenzione di chi guarda va subito al suo sedere e allo slogan che lo paragona alla fortuna di avere le vostre piastrelle. Non è un po’ umiliante?

D: – Ma no, non si tratta come pensate voi di un atteggiamento subalterno, casomai erotico. Non si tratta di sessismo. E’ sesso, non sessismo!

C: – Eh già. Sa che la pubblicità influenza il modo di pensare delle persone e la vostra immagine dice alle ragazzine “identificatevi con la modella e seducete”, e lo dice così spesso che alla fine credono che sia l’unico modo per essere accettate? Non vi sentite responsabili?

D: – Ma c’è di peggio, di molto peggio! Guardi in tv, le veline e le letterine!

C: – Ha ragione, terribile quello che si vede in tv. Per non parlare della pubblicità, guardi anche quella! La vostra ad esempio!

D: – Ma insomma, con tutti i problemi che ci sono al mondo, le guerre, le carestie, la disoccupazione, scusi, ma a chi gliene frega delle donne?

C: – A voi no di certo.

D: – Ma guardi che la modella non l’ha mica obbligata nessuno eh, e si è guadagnata dei bei soldini! Tutte le donne se potessero lo farebbero.

C: – Già, ci scommetto che il premio Nobel Maryam Mirzakhani è dispiaciutissima di aver dovuto studiare matematica perché non aveva il fisico adatto a fare la modella!

D: – Basta! Voi nazi-femministe avete superato il limite! Ma non lo capite che un po’ di consolazione ci vuole? Tutte queste brutte notizie sul giornale, una giornata faticosa al lavoro e poi, come una visione, un culetto bello sodo…volete toglierci anche quello?

C: – Uh, no, sarebbe crudele!

D: – Mi sta prendendo in giro vero? Se ne torni alla sua setta e mi lasci in pace! Mi sta stressando!

C: – Si rilassi! Si metta le sue babbucce a forma di tette e si goda il can can in televisione mentre sorseggia il tè dalla sua bella tazza a forma di sedere femminile! Non dia retta alle critiche, si rilassi!

di Annamaria Arlotta

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