A Montecitorio si torna a parlare dell’eterna questione dei vitalizi. Stavolta per ridurli drasticamente, con effetto retroattivo, allineando anche quelli già in pagamento agli ex parlamentari, in normali pensioni calcolate secondo il sistema contributivo. Galeotti furono i due emendamenti allegati da Scelta Civica al ddl di riforma costituzionale, provvedimento in discussione in queste ore nella prima commissione della Camera. Due modifiche al testo, firmate da Andrea Mazziotti Di Celso, che provano a scardinare i “diritti acquisiti” di ex deputati e senatori, consiglieri regionali e attuali parlamentari con più di una legislatura alle spalle. Il partito fondato da Mario Monti vuole “rimodulare” i vitalizi per avvicinarli al modello generale dei trattamenti pensionistici, basandosi sui contributi versati e sulla durata dell’incarico con l’obiettivo di rendere il provvedimento retroattivo. A tale scopo è stata utilizzata la procedura degli emendamenti alla riforma costituzionale degli articoli 69 e 122, che regolano, rispettivamente, i vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali. Oltretutto la modifica costituzionale renderà possibile intervenire per legge senza il rischio che eventuali ricorrenti la spuntino in caso di ricorso alla Corte Costituzionale. Una soluzione che impatterebbe positivamente sulle casse di Stato e Regioni per un totale di 370 milioni di euro l’anno.

Certo, da gennaio 2012 (all’epoca del governo Monti) il Parlamento ha già riformato lo scandaloso sistema dei vitalizi introducendo un sistema contributivo come quello in vigore per i dipendenti della pubblica amministrazione. Ma “il paradosso – spiega a ilfattoquotidiano.it il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, fra i firmatari della proposta – è che nei bilanci di Camera e Senato e di alcune regioni il costo dei vitalizi supera quello delle indennità di chi è in carica. La nostra non è demagogia né antipolitica. Anzi, crediamo che la nobiltà della cosa pubblica si difenda proprio con iniziative come questa”. Per dare il buon esempio Mariano Rabino, ex consigliere regionale del Piemonte e oggi deputato in quota Scelta Civica, ha già rinunciato “a titolo definitivo” al vitalizio. “Non mi trova d’accordo la decisione di abolire il finanziamento pubblico ai partiti ma il vitalizio garantito a vita non è più sostenibile”, scandisce Rabino. Che precisa: “Le nuove norme non comporterebbero la restituzione delle somme già godute ma un ridimensionamento degli assegni per tutti”.

Una presa di posizione che piomba sul Transatlantico di Montecitorio durante il question time del presidente del Consiglio Matteo Renzi. E che, da destra a sinistra, coglie di sorpresa larga parte dell’emiciclo. Ilfattoquotidiano.it ha provato a sondare gli umori dei parlamentari e non solo di quelli in carica. Tutti d’accordo con la riforma? Macché. C’è chi, come Angelo Capodicasa, una storia a sinistra fra Pci-Pds-Ds e Pd, quattro legislature all’Assemblea regionale siciliana e alla terza alla Camera, sfugge ai taccuini senza rilasciare alcuna dichiarazione. Anche Pierluigi Castagnetti, uno dei nomi che circola per la successione di Giorgio Napolitano al Colle, non proferisce parola sulla questione ma afferma: “Se vuole possiamo parlare di Juve e Roma”. Secondo Antonio Martino, tessera numero due di Forza Italia e fra i desiderata di Silvio Berlusconi per la corsa al Quirinale, “la legge dispone per l’avvenire. Stiamo sparando al bersaglio sbagliato: non si riducono gli 800 miliardi di euro di spesa pubblica risparmiando qualche miliardo qua e là. Non c’è bisogno di manovre ma di riforme”. Per Roberto Giachetti (Pd) e Maurizio Bianconi (Forza Italia) “va bene qualunque cosa”. Mentre per Gianni Cuperlo e Giuseppe Fioroni, altri deputati Pd, risulta “complesso togliere i diritti acquisiti”. Anche se, annota l’ex ministro dell’Istruzione, “se qualcuno dovesse decidere che i vitalizi si debbano superare l’importante è che la Camera provveda immediatamente a restituire i soldi che sono stati versati. Così ciascuno può scegliere quale sistema pensionistico adottare”.

Caustico “O ministroPaolo Cirino Pomicino, sei legislatura all’attivo e più volte al governo con la “Balena Bianca”: “Per davvero volete fare un’intervista sui vitalizi? Io ormai sono anziano”. Dopo qualche minuto l’ex ministro Dc ci ripensa e, magari alludendo ai trattamenti previsti per gli ex membri della commissione europea, rilancia: “Forse non sapete che proprio il capo di Scelta Civica, Mario Monti, ha un vitalizio da 10mila euro lordi al mese…”. Sarà. Ma veramente, viene da chiedersi, i vitalizi sono un diritto acquisito intoccabile? Dai piani alti di Montecitorio (sui vitalizi parlamentari, è bene ricordarlo, possono decidere solo Camera e Senato) una fonte rivela a ilfattoquotidiano.it che “si tratta di una bugia per due motivi. Il primo: il vitalizio è un istituto giuridico differente dalla pensione. Il secondo: alla Camera non vige la legge ordinaria ma si è in regime di autodichia. Proprio per questo Montecitorio sulla materia può decidere come meglio crede”. Tesi confermata da Pietro Ichino. “Questo argomento – sottolinea il senatore di Scelta Civica, giuslavorista ed esperto conoscitore della questione – non ha alcun fondamento, né legislativo ordinario né tantomeno di rango costituzionale. Sono oggetto di diritto acquisito soltanto le rate di vitalizio già legittimamente percepite”.

Giuseppe Alberto Falci e Giorgio Velardi

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