San Fernando, Tamaulipas – Nella Laguna Madre, un’immensa baia di acqua salata che attraversa la linea di frontiera tra Messico e Stati Uniti e comprende una decina di villaggi di Tamaulipas e Texas, un esercito di pescatori ha catturato più di 17mila gamberi ‘penaeidae‘ perché il governo locale potesse organizzare il Festival del Mare e cucinare sulla spiaggia di La Carbonera un cocktail di una tonnellata con 160 chili di gamberi con l’obiettivo di migliorare l’immagine negativa di San Fernando, luogo in cui una sera d’agosto del 2010 vennero assassinati in un fienile di una prateria 72 migranti, per la maggior parte centroamericani, e una mattina di aprile del 2011 vennero ritrovati tra i verdi pascoli i resti di 196 persone torturate, assassinate e sotterrate clandestinamente.

Nella settimana successiva vennero scoperte altre fosse contenenti un numero imprecisato di resti, anche se alcune stime che giravano tra le mani delle autorità locali erano di circa 500 corpi. Attraverso Facebook e Twitter girò in quei giorni uno scherzo macabro che diceva: ‘Vieni a San Fernando, ti aspettiamo con le fosse aperte‘. Qui, nel luogo nel quale sono accaduti i maggiori massacri conosciuti del secolo XXI in Messico, il governatore di a Tamaulipas, Egidio Torre Cantù, accompagnato da una decina di sindaci della regione ha celebrato il venerdì santo del 2014 accanto a un monumentale bicchiere di vetro il raggiungimento di un nuovo record: aver preparato il cocktail di gamberi più grande del Mondo.

La pesca insieme all’agricolutra, era una delle principali attività economiche di San Fernando, prima che la guerra degli Zetas con il Cartello del Golfo, e la presenza dell’Esercito e la Marina portassero al collasso la vita del paese. Questa situazione ha fatto sì che tra il 2009 e il 2013 sparissero le celebrazioni di massa. Per questo il Festival del Mare da allora era tornato ad essere un avvenimento solo per gli abitanti della regione, alcuni dei quali non potevano credere che toccasse la loro terra Mariana Seoane, un’attrice di Televisa che ha posato nuda sulle riviste per uomini e autore del disco: ‘Sarò una bimba buona‘. L’artista è diventata la Regina del Festival, durante il quale si è esibita nei suoi tre successi volteggiando per tutto il tempo mostrando il fondo schiena all’euforico pubblico che glielo chiedeva. Un altro dei momenti più alti è stata la partecipazione della ‘Sonora Dinamita‘ nella cui formazione si trovavano due mulatti che, d’accordo con il sindaco di San Fernando fornivano alle donne sanfernandine l’equivalente in attrazione visiva di quanto Seoane avesse dato agli uomini.

Ma la grande stella del venerdì santo è stato il gambero ‘penaeidae‘. Questo piccolo crostaceo dagli occhi neri sporgenti in contrasto col suo corpo ricurvo e cilindrico, con due paia di antenne, due lunghe e due corte, oltre a cinque paia di zampe e una piccola coda appuntita che insieme alla sua faccia è la prima cosa che gli si toglie prima di essere mangiato. Con una decina di questi animaletti, acqua e salsa ketchup, si può preparare un piccolo cocktail, anche se a Tamaulipas e in molti altri luoghi di solito si aggiunge aguacate, aglio e limone; e nel vicino Texas anche cetriolo e chili. Quando a questo cocktail si aggiungono ostriche e vongole comunemente viene chiamato: ‘Vuelve a la Vida‘ (‘Torna alla vita’), ma non è il caso di San Fernando.

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Durante il Festival ho discusso con un uomo che era convinto che i gamberi fossero stati creati per essere ingurgitati in un cocktail e in nessun’altra maniera. Secondo lui, nel bicchiere di vetro avevano un sapore molto superiore a quando venivano preparati alla diavola, o in ‘mojo de ajo‘ (in salsa d’aglio), o al chili, o con il burro, con philadelphia, o avvolti nel bacon con formaggio, o alla veracruzana, e addirittura serviti in quel salsa di chili che fanno tanto bene a Mazatlán, Sinaloa, dove prima possedevano il record Guiness del cocktail di gamberi più grande del Mondo. I gamberi di solito sono una prelibatezza cara, ma nel nordest del Messico si possono trovare anche gamberi secchi sulla strada a prezzi incredibili. I dissuasori che l’Esercito istalla in queste zone per mettere un freno alla violenza, si suppone, hanno rappresentato un appoggio a questo settore economico, visto che durante le code, i venditori di gamberi approfittano per vendere il loro prodotto agli automobilisti impazienti e timorosi.

Mentre viaggiavamo da Reynosa a San Fernando, mi sono imbattuto in uno di questi venditori ambulanti ai quali ho domandato se il gambero che vendeva fosse di San Fernando, al che lui mi ha risposto di sì, che era di Laguna Madre. Quando ha pronunciato il nome Laguna Madre lo ha fatto con un rispetto talmente solenne che mi è sembrato si riferisse ad una specie di divinità aridoamericana. Lo stesso succedeva con i presentatori delle stazioni radio della regione, ogni volta che menzionavano la Laguna Madre nei loro programmi. Tra le musiche di Ramón Ayala e le ballate di Julión Álvarez che riempivano le onde radiofoniche, non si parlava d’altro che di gamberi e dell’impresa che stava per compiersi a San Fernando. La mattina del venerdì santo, nei dintorni del centro principale del paese, carovane di pickup stracolmi di famiglie si organizzavano alla pompa di benzina Loma Colorada per uscire dalla città insieme diretti a La Carbonera, che si trova a meno di 50 chilometri di distanza. Suoni della banda sinaloense coprivano interamente l’atmosfera perché i proprietari di un negozio che si trovava vicino alla pompa di benzina avevano deciso di tirar fuori delle casse e allietare così a modo loro la mattinata. Alcuni chilometri più avanti tre pattuglie della polizia statale tenevano d’occhio un gruppo di uomini armati fino ai denti: erano le scorte del governatore che erano arrivate la notte prima via terra senza il loro capo. Il leader era giunto in elicottero, ma aveva bisogno che la scorta che vigilasse su di lui lungo gli appena tre chilometri di distanza che separano una tribuna di football adibita a eliporto dal luogo in cui si celebrava la prodezza.

I poliziotti hanno accettato di posare a favore della telecamera del fotoreporter Victor Hugo Valdivia mente aspettavano il passaggio della scorta del governatore che loro a loro volta avrebbero scortato, e lo avrebbero fatto anche – scusate se è poco – una pattuglia della Marina. ‘C’è molto movimento’, diceva con un sorriso enorme il capo del gruppo dei poliziotti mentre indicava con la sua mitragliatrice in direzione della strada, verso un antico ranch che un paio d’anni prima venne occupato come quartier generale dalla Marina Armata. In questo stesso luogo, tanto gli Zetas, come il Cartello del Golfo, e addirittura alcuni ‘equis’ – come vengono chiamati con disprezzo i delinquenti giovani – montavano dissuasori per vigilare chi entrava e chi usciva da San Fernando.

“Il venerdì santo erano stati i poliziotti e i soldati a mettere una serie di dissuasori. Per l’occasione l’Esercito decise di inaugurare il più recente acquisto del mercato degli armamenti: il Sandacat, un camion ultra blindato molto veloce e con un arsenale diverso. Il Gato di Arena è il veicolo con il quale i militari della regione si scontrano con i ‘Mostri‘: mezzi pesanti che gli Zetas hanno disegnato e messo ad operare da queste parti già da un po’ di tempo. Il tenente che dirigeva questo gruppo aveva una mitragliatrice Mag calibro 762 e non permetteva che si facessero molte foto al suo Gato de Arena, ‘perché poi i criminali ce lo copiano’. Come potrebbero farlo se sono disegnati negli Stati Uniti?, gli domandai con una certa ingenuità. ‘Ma sequestrano le persone che sanno farlo e le obbligano a farli’. Mentre parlavamo, passarono le scorte del governatore scortate dalle pattuglie statali, che a loro volta erano scortate dalle pattuglie della Marina.

Continua….

(Traduzione di Alessia Grossi)

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