Doveva essere l’anno degli smartwatch, ma gli orologi intelligenti, in attesa delle vendite natalizie, rimangono ancora in un limbo, sospesi tra il flop e il successo annunciato che ancora non arriva.
Gli smartwatch rientrano infatti tra i “fallimenti” dell’anno secondo la classifica realizzata da Cnet, uno dei maggiori siti tecnologici Usa. Il ranking cita i big dell’high tech come Samsung e Apple, ma non l’italianissimo I’m Watch.
Il primo smartwatch al mondo infatti era italiano. Finanziata da Ennio Doris, il patron di Mediolanum, la start up fondata da da Manuel Zanella e Massimiliano Bertolini ha dovuto chiudere i battenti incalzata dalla concorrenza dei colossi. A fronte delle previsioni di fatturato di 12 milioni di euro per il 2012, la società ha chiuso il 2013 con 4,2 milioni di ricavi e quasi quattro di perdite. E nell’ottobre di quest’anno Doris ha detto basta.

E’ il maggior contributo italiano a una classifica che mette assieme flop e gaffe. Come le chiatte di Google. Qualche mese fa a Treasure Island, nella baia di San Francisco, e poi a Portland sono comparsi Google-barconi che secondo l’azienda dovevano essere vetrine mobili per le nuove tecnologie. Un progetto un po’ bizzarro costato decine di milioni di dollari che si è infranto contro la normativa anti incendio e per la sicurezza.
La palma del progetto più sfortunato però va sicuramente all’Isis mobile wallet, un sistema di pagamento mobile dal nome uguale a quello dello Stato islamico. In un Paese dove in molti sono conviti che Obama sia musulmano, la società ha capito che era meglio cambiare subito nome scegliendo l’anonimo SoftCard. Poi però è arrivato anche il lancio di Apple Pay e il progetto è affondato.

Male anche Microsoft che ha lanciato al prezzo di 400 dollari la seconda release del motion-sensor Kinect, una volta indicato come accessorio fondamentale per sfruttare al meglio la Xbox. Il problema è che la console è scesa a 350 dollari spesso con qualche gioco in bundle. E la risposta dei consumatori a Kinect è stata un filino tiepida. Aereo si era inventata un bel business, però un po’ troppo audace. La società utilizzava una rete di mini-antenne per captare i segnali televisivi (senza pagare alcuna commissione alle emittenti) e rivendere il tutto ai suoi abbonati. I big della tv Usa si sono arrabbiati, una corte ha fatto giustizia, ed è finita con il classico Chapter 11, la legge fallimentare.

Altre gaffe sono quelle di Uber, che ha un comportamento giudicato un po’ troppo aggressivo verso la concorrenza, lo studio di Facebook sulla manipolazione delle emozioni di circa settecentomila user, le dichiarazioni di Satya Nadella, nuovo ceo di Microsoft, sulle donne che non dovevano chiedere l’aumento di stipendio e Apple che da una parte ha denunciato qualche problema di sicurezza e dall’altro ha messo in crisi i suoi utenti con il lancio delle versione 8 del sistema operativo.

Tornando ai flop tecnologici non si può non citare Tizen, sistema operativo mobile di Intel in collaborazione con Samsung, che doveva già essere pronto per aggredire la fascia alta del mercato degli smartphone. Non si è ancora visto nulla. Ora sembra che uscirà a breve ma per la fascia bassa. Quello degli smartphone è un mercato molto complicato. Se ne è accorta anche Amazon che forse si merita il titolo di flop dell’anno con Fire. Lo smartphone che utilizzava una versione differente di Android che non permetteva l’utilizzo di app come Google map o Gmail sta terminando la sua esistenza a pochi mesi dal lancio al prezzo di 0,99 cent (con contratto).

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