Storia di un rapporto singolare quello della poesia con i cosiddetti festival: una storia iniziata nel 1979, con il celeberrimo Festival di Castelporziano e che da allora ha contato centinaia di diversi eventi dedicati alla poesia, sparsi in tutta Italia.

È stata la poesia la prima a iniziare a camminare sulla strada dei festival, sino ad allora riservate alla musica e al teatro: nello stesso momento in cui ha riscoperto le sue radici orali, essa è sfuggita alla pagina e si è allocata sul palco, si è fatta spettacolo. O meglio, spettacolare rimedio alla spettacolarità diffusa.

Poi è venuta la letteratura, quella della prosa di romanzo, poi tante altre discipline: perfino la filosofia, la scienza e la storia hanno oggi i loro festival e chi scrive ha montagne di dubbi e domande senza risposta a proposito dell’effettività utilità di festival dedicati a discipline che hanno nulla di spettacolare, ivi compresa la prosa letteraria.

Da questo punto di vista verrebbe da incitare al festivalicidio

Per la poesia, invece le cose, da qualche tempo, vanno sempre peggio: uno dopo l’altro hanno chiuso, o si sono drasticamente ridimensionati, molti dei più importanti eventi di poesia del nostro paese e oggi ben poco rimane dello spazio una volta dedicato alla performance poetica e spesso ciò che resiste sono proprio gli eventi che si limitano a essere una passerella di letture (più o meno balbettanti) di testi nati per vivere sulla carta e che dunque si adattano male al palco, poco più di antologie ad alta voce, o di rassegne di consigli per gli acquisti poetici, mediati da assaggini sonori di ciò che è stato concepito per restare muto.

Ma qualcosa torna a muoversi a Nord Est: che non lascia, anzi raddoppia e presenta, in un breve volgere di giorni, due eventi che hanno molteplici aspetti d’interesse, sia per la qualità degli autori invitati, che per le modalità organizzative e per gli eventi collettivi presentati.

A Venezia dal 28 novembre inizia la due giorni della seconda edizione di Andata e Ritorno, festival dedicato alla poesia performativa nato grazie alla testarda ed ostinata volontà del gruppo di giovani di Blare Out, appoggiati dall’Università di Ca’ Foscari, che – a costo praticamente zero e contando solo sul volontariato – fanno il bis e si propongono come una delle realtà più interessanti del panorama nazionale.

Progettato sin dall’esordio come luogo di cross-over delle arti della parola e della performance, il festival veneziano presenta anche quest’anno autori di assoluto rilievo, come ad esempio due tra le performer di poesia più note ed intense del nostro paese, Tiziana Cera Rosco, artigiana ostinata del riannodare i fili ormai spezzati tra corpo umano e natura, capace di raggiungere livelli di intensità memorabili e Antonella Bukovaz, sperimentatrice coraggiosa delle sonorità poetiche e dei loro rapporti con la musica (ha collaborato tra l’altro anche con Teo Theardo), minatrice (in ogni senso) delle radici stesse di ciò che unisce materia e parola.

Con loro due autori di altrettanto valore, il lombardo Dome Bulfaro, raffinato interprete della “poesia-azione”, performer espertissimo e poeta di grande forza espressiva, uno dei nomi più noti del Poetry slam internazionale e Fabio Orecchini, che con i Pane ha dato vita ad una delle più interessanti esperienze di spoken music italiane, Dismissione.

A Trieste si tiene invece, dal 1 al 7 dicembre, la XVII edizione del festival internazionale Trieste Poesia, ricco di molteplici appuntamenti, dal premio internazionale assegnato quest’anno al moldavo Nicolae Dabija, uno dei nomi più prestigiosi della poesia dell’Europa orientale, alla IX edizione del Poetry slam internazionale.

In gara alcuni dei migliori poeti performativi del momento, tra cui il sardo Sergio Garau, ormai uno dei nomi più conosciuti nello Slam internazionale, la campionessa nazionale svedese Laura Wilhborg e il veneziano Alessandro Burbank, poeta di grande energia ed efficacia icastica: tutti in gara per guadagnarsi l’accesso alle finali del campionato nazionale di poetry slam della Lips.

Una gara che ha tutte le premesse per essere di altissimo livello poetico.

Con loro esibizioni performative di grande interesse, il poeta albanese, naturalizzato veneziano, Julian Zhara, autore di grande preparazione ed efficacia, presenta le sue ultime composizioni di spoken music, a seguire Roger Pelaez, cantante punk catalano del gruppo Comitè de Salut Publica.

Due appuntamenti da non perdere, insomma, per tenere memoria di che cosa possa essere davvero un festival di poesia oggi quando gli organizzatori hanno il coraggio di tentare la scommessa della ricerca del nuovo.

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