Il cervello umano è un organo molto versatile e possiede risorse inaspettate. Mentre le altri parti del corpo invecchiano, perdendo progressivamente funzionalità, il cervello, contrariamente a quanto pensavano finora i neurobiologi, riesce a mantenere anche con l’avanzare degli anni, al pari dei giovani, la propria plasticità, la capacità d’incamerare nuove informazioni. Almeno per quanto riguarda l’apprendimento visivo. Questa flessibilità tende, però, a spostarsi nel tempo in aree cerebrali differenti rispetto a quelle adoperate in altre stagioni della vita. La scoperta, pubblicata su “Nature Communications”, è di un team internazionale di ricercatori dell’Università di Tokyo, della Brown University Usa e della University of California Riverside.

La scoperta, pubblicata su “Nature Communications”, è di un team internazionale di ricercatori giapponesi e statunitensi

Gli scienziati sono riusciti a dimostrare come cambia con l’età la capacità di apprendimento mediata da test visivi. Negli individui più giovani è legata a cambiamenti della materia grigia della corteccia, formata dalle cellule nervose, mentre negli anziani è associata a un’altra componente cerebrale, la sostanza bianca, costituita dagli assoni, i lunghi prolungamenti dei neuroni che trasportano gli impulsi elettrici in uscita dalle cellule. Lo studio ha coinvolto 18 volontari, di età compresa tra i 65 e gli 80 anni, e 21 giovani tra i 19 e i 32 anni. Sono stati tutti sottoposti a un test di percezione visiva per una settimana. Dovevano osservare alcune linee su uno schermo e segnalare, premendo un pulsante, ogni cambiamento di direzione rispetto allo sfondo del monitor. Per verificare come mutava l’attività cerebrale della sostanza grigia e di quella bianca, i volontari sono stati, quindi, sottoposti, all’inizio e alla fine della settimana di test, a risonanza magnetica nucleare e ad altre tecniche d’imaging. I risultati, al di là delle prestazioni individuali, mostravano, a sorpresa, gli stessi progressi, indipendentemente dall’età. Ma questi progressi erano riconducibili ad aree cerebrali differenti.

Lo studio, pubblicato su Nature Communications ha coinvolto 18 volontari, di età compresa tra i 65 e gli 80 anni, e 21 giovani tra i 19 e i 32 anni

“Il nostro studio mostra che, sebbene il grado di plasticità della corteccia diminuisca con l’età – spiega Takeo Watanabe, della Brown University, coautore dello studio -, gli anziani riescono a mantenere la capacità d’imparare cambiando la propria struttura cerebrale”. La spiegazione non è ancora chiara. Secondo gli autori della ricerca, l’ipotesi più verosimile è che sia in qualche modo coinvolta una variazione nell’efficienza della trasmissione degli impulsi nervosi. Il cervello, insomma, rimane, come amano spesso ripetere gli scienziati, uno dei luoghi più insondabili e complessi dell’universo.

Lo studio su Nature Communications

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