Un civile palestinese è stato ucciso dai militari israeliani a est del campo profughi di Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti locali, mentre da Israele ancora non c’è conferma. Si tratta della prima vittima dalla fine dell’offensiva israeliana della scorsa estate. Una fonte militare israeliana ha rivelato che i soldati hanno scorto due palestinesi mentre si avvicinavano ai reticolati di confine. Hanno intimato loro di fermarsi ma non hanno obbedito. I militari hanno allora mirato alle gambe colpendo uno di loro, mentre l’altro si è allontanato.

L’ucciso è stato identificato dalle autorità mediche locali in Fadel Halawa, un civile di 32 anni. Il portavoce del ministero della salute di Gaza, Ashraf al Qedra, ha precisato che la vittima si trovava nella regione di confine per cercare uccelli canori che nidificano sugli alberi di quella zona. Ai confini della striscia, Israele ha aperto una zona cuscinetto dove i soldati di solito aprono il fuoco contro ogni palestinese che si avvicina. Dal 26 agosto, quando è terminata una guerra durata 50 giorni e che ha fatto registrare oltre 2.150 vittime palestinesi, non c’erano più state uccisioni nella striscia di Gaza.

La guerra sottocutanea non si ferma. Una casa palestinese è stata danneggiata la scorsa notte da un incendio, in apparenza doloso, nel villaggio di Khirbet Abu Fallah (Ramallah) e gli abitanti ne addossano la responsabilità a coloni israeliani. Sulle pareti sono state trovate scritte in ebraico, fra cui la parola: “Vendetta”. Lo riferisce il sito Ynet. Secondo le prime testimonianze, raccolte da Ynet, alcuni coloni israeliani hanno bussato la scorsa notte alla porta della casa palestinese. Non avendo ricevuto risposta, hanno lanciato un liquido combustibile e appiccato il fuoco. Gli abitanti della casa, che erano all’interno, sono riusciti a fuggire.

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