Nella cattedrale dove doveva fare la cresima è sepolto padre Pino Puglisi, il sacerdote che suo padre ha ordinato di uccidere. È per questo motivo che al figlio del boss di Brancaccio Giuseppe Graviano è stato impedito di ricevere la cresima nella cattedrale di Palermo. Lo ha deciso il cardinale del capoluogo siciliano Paolo Romeo: oggi Graviano junior avrebbe dovuto partecipare alla cerimonia solenne nella cattedrale di Palermo insieme ai suoi compagni per ricevere il sacramento che conferma il battesimo. E invece dalla Curia è arrivato lo stop: il ragazzo potrà ricevere la cresima, ma in un’altra cappella e in forma privata. A far filtrare la notizia, pubblicata dal quotidiano La Repubblica, fonti interne al Centro Educativo Ignaziano, la scuola dei gesuiti dove il ragazzo frequenta il liceo, e dove ha seguito insieme ai suoi compagni il corso di preparazione alla cresima.

“Il ragazzo è un alunno come gli altri ma visto che questo è il volere della Curia, spetta ora alla famiglia decidere quando e dove organizzare la cresima del ragazzo” dicono dalla Cei. “Ci auguriamo che questo ragazzo faccia un percorso diverso da quello del padre. Ma non è sembrato opportuno che il giovane prendesse la cresima nella stessa chiesa dove è sepolto padre Puglisi” spiega monsignor Carmelo Cuttitta, vescovo ausiliare di Palermo. Il padre del ragazzo, infatti, è il mandante dell’omicidio del sacerdote antimafia: il 15 settembre del 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, padre Puglisi venne assassinato dai killer Gaspare Spatuzza e Salvatore Grigoli, che avevano ricevuto l’ordine di morte proprio da Graviano, il boss di Brancaccio, figura centrale delle stragi che tra il 1992 e il 1993 insanguinarono l’Italia, poi arrestato a Milano nel gennaio 1994 insieme al fratello Filippo.

Dopo la decisione della Curia, a Palermo è scoppiata la polemica. “Credo che la decisione di negare la cerimonia solenne sia dettata da un eccesso di prudenza della Curia che vuole evitare polemiche, ma mi chiedo: così non si rischia forse una discriminazione al contrario?” dice, per esempio Maurizio Artale, presidente del centro Padre Nostro, la struttura di Brancaccio voluta dallo stesso Padre Puglisi. Il sacerdote palermitano venne assassinato solo pochi mesi dopo il famoso anatema lanciato da Papa Giovanni Paolo II, nella valle dei Templi, ad Agrigento: “Un giorno verrà il giudizio di Dio, convertitevi” disse Papa Wojtyla rivolgendosi ai boss mafiosi, proprio durante il biennio stragista. Da allora sono diversi i casi di prelati che prendono una posizione netta contro Cosa Nostra. È successo due anni fa, ad Agrigento, quando il vescovo Francesco Montenegro vietò i funerali in chiesa per il boss Giuseppe Lo Mascolo.

Stessa situazione a Mazara del Vallo, dove monsignor Domenico Mogavero negò le esequie pubbliche in chiesa per il boss Mariano Agate. Pochi mesi fa, invece, la Cappella Palatina, dentro Palazzo dei Normanni, fu aperta per celebrare le lussuosissime nozze della figlia del boss Filippo Guttadauro e il nipote del padrino dell’Uditore Gaetano Sansone: un matrimonio che in pratica legava la nipote di Matteo Messina Denaro con il rampollo di uno dei fedelissimi di Totò Riina. E in quel caso la Curia decise di non intervenire.

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