Più semplice del previsto. La Juventus si sbarazza con facilità disarmante della Lazio, che pure aspirerebbe al ruolo di terza forza del campionato, e ricaccia indietro la Roma, vittoriosa con estrema fatica a Bergamo. All’Olimpico finisce 0-3 (tabellino e cronaca) una partita che i bianconeri hanno dominato lasciando il pallino del gioco agli avversari. La Lazio si danna, pressa, aggredisce. La Juve non fa una piega, controlla e in contropiede castiga i padroni di casa: una, due, tre volte in fotocopia. Grazie a una macchina che funziona sempre meglio e assomiglia sempre più al suo allenatore. E soprattutto grazie a un gigantesco Paul Pogba (doppietta per lui) e un illuminante Carlos Tevez, marcatori e mattatori della serata. Due fuoriclasse così in Serie A probabilmente non li ha nessuno. E anche questo, forse, spiega quei tre punti di differenza in vetta alla classifica.

Eppure la Juventus si è presentata a Roma in piena emergenza in difesa, con Padoin addirittura terzino sinistro e Bonucci recuperato in tutta fretta dopo il fastidio muscolare accusato in amichevole con la nazionale. Anche le assenze confermano il cambio di modulo da tempo nella testa di Allegri: un 4-3-1-2 molto fluido, in cui Pereyra non avrà la tecnica e la capacità realizzativa di Vidal, ma è devastante con i suoi strappi in accelerazione. L’argentino è il vero uomo in più dello scacchiere bianconero e per tutta la partita taglierà in due il centrocampo avversario. La Lazio, invece, si presenta con un 4-3-3 decisamente più scolastico, con l’esperienza di Klose al centro dell’attacco, e Pioli che schiera la sua squadra molto alta, nel tentativo di contrastare gli avversari.

L’aggressività dei biancocelesti è la chiave del match: nei primi minuti più volte Buffon si ritrova attaccato sul giropalla della difesa e costretto a rinviare a casaccio, sintomo della pressione coraggiosa dei padroni di casa. Che sono anche pericolosi al quarto d’ora con Candreva, mentre la Juve si adegua ad agire soprattutto di rimessa. Copione insolito ma gradito ai campioni d’Italia. Proprio in contropiede, infatti, arriva il vantaggio bianconero al 25’, due tocchi da manuale sull’asse Tevez-Pogba: fuga dell’argentino sulla fascia, assist per il francese che protegge palla col suo fisico da corazziere e trafigge Marchetti con tocco da fantasista. Ancora più bello è il destro a giro da fuori con cui sempre Pogba sfiora il bis tre minuti dopo, centrando la traversa. La Lazio sbanda ma non crolla al tappeto. Prova a riorganizzarsi e a farsi vedere dalle parti di Buffon con Candreva e Keita. Ma ogni volta che la Juventus ha l’occasione di ripartire in velocità dà l’impressione di poter segnate.

Sentore fondato, che si concretizza al 10’ della ripresa. Stesso discorso del primo tempo: la Lazio spinge, gli ospiti colpiscono in contropiede. Stavolta finalizza Tevez, ancora con un destro chirurgico, imbeccato da Marchisio. La partita finisce già qui, perché il terzo gol che arriva 5 minuti dopo (ancora con Pogba, su assist dell’ottimo Pereyra) è frutto di maglie biancocelesti davvero troppo larghe e sfiduciate. Il punteggio non ammette repliche, né l’espulsione frettolosa di Padoin può rimetterlo in discussione. Anzi, nel quarto d’ora che manca il giovane Mattiello appena entrato esalta i riflessi di Marchetti, bravo ad evitare il tracollo. Anche in inferiorità numerica la Juventus non soffre nulla e porta a casa i tre punti. Dimostrazione finale di una superiorità palesata per novanta minuti, che lancia un messaggio ben preciso al campionato.

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