Il duplice omicidio di via Muratori, marito e moglie uccisi a colpi di pistola alle otto di sera in una zona centrale di Milano, aveva suscitato impressione e le immancabili polemiche sulla “sicurezza”. Due anni dopo, per quell’esecuzione è arrivata la prima sentenza. Il killer Mario Mafodda, 55 anni, processato con rito abbreviato, è stato condannato all’ergastolo per l’assassinio di Massimiliano Spelta, 43 anni, milanese, e della moglie Sulejni Carolina Ortiz Paiano, 21 anni, domenicana : il gup Luigi Gargiulo ha accolto la richiesta del pm Elio Ramondini. Il giudice ha anche riconosciuto una provvisionale da circa 360mila euro alla figlia delle vittime, che oggi ha quattro anni e al momento del delitto stava in braccio alla madre, parte civile assieme alla madre e alla sorella di Spelta, anche loro destinatarie di risarcimenti. L’avvocato di Mafodda, Mauro Gradi ha dichiarato: “Il giudice non ha tenuto conto della tempestività e della decisività della confessione del mio assistito”. Mentre l’altro esecutore materiale, Carmine Alvaro, 42 anni, e il mandante, Achene Bonacci, 31, erano già stati rinviati a giudizio e sono sotto processo in Corte d’assise a Milano. Entrambi sono accusati di duplice omicidio volontario.

E’ il 10 settembre 2012. Sono da poche passate le 20. Massimiliano Spelta e Carolina Ortiz Paiano passeggiano in via Muratori, zona Porta Romana. In braccio, la ragazza tiene la figlia di appena due anni. Sembrano una famiglia come se ne vedono tante in quella strada a quell’ora, in cerca di un bar per un aperitivo o di un tavolo per una cena. A un tratto, uno scooter di grossa cilindrata si materializza sulla scena. I due uomini a bordo scendono. Puntano dritti sulla coppia. I volti nascosti sotto i caschi. Pistole in pugno. Sette spari. Massimiliano tenta la fuga, inutilmente. Carolina viene colpita con tre proiettili, morirà poco dopo in ospedale. La piccola di due anni rimarrà miracolosamente illesa. I due uomini risalgono a bordo dello scooter e spariscono nel nulla. Sul marciapiede di via Muratori restano due cadaveri, una scena a cui Milano non era abituata più da anni. Sullo sfondo di quel tiro al bersaglio, i traffici di cocaina che la coppia aveva imbastito con le persone sbagliate.

Le indagini della Squadra mobile, guidata da Alessandro Giuliano, il 26 settembre 2013 sono arrivate a identificare i due assassini, grazie alle telecamere che hanno immortalato il percorso dei killer fatto quella sera. E a ricostruire il movente di quel delitto che scatenò l’ira delle opposizioni alla giunta Pisapia, insediata da poco più di un anno a Palazzo Marino e già alle prese con “l’allarme sicurezza”. Già poche ore dopo gli spari, i detective avevano tra le mani una pista: la cocaina. Nell’elegante loft di Spelta in zona Mecenate ne vennero trovati 47 grammi. Si comincia a scavare nella vita del 43enne, imprenditore sul lastrico che riusciva comunque a fare una bella vita.

Si scava tra i contatti della coppia e ci si concentra su quei tanti viaggi a Santo Domingo, sette, otto all’anno. E’ proprio qui – accertano i poliziotti – che Massimiliano acquista la coca da vendere a Milano. Partite da un chilo, piazzate a 40mila euro all’ingrosso sul mercato meneghino. Ma una di queste sarà fatale. Spelta, infatti, nel 2011 stringe un contatto con Mafodda, trafficante calabrese con una lunga carriera criminale. Nell’agosto dell’anno dopo entra in gioco anche Carmine Alvaro, rapinatore di bassa lega. Al trio si aggiunge anche Bonacci (arrestato a giugno scorso). Mafodda, ricostruiscono gli investigatori, si mette d’accordo con Spelta che fornisce la droga: un chilo e mezzo a 40mila euro. Prezzo di mercato. Ma Alvaro non paga. Dice che la cocaina è di scarsa qualità. Spelta inizia a citofonare a casa, a telefonare insistentemente, ad alzare la voce: vuole i suoi soldi. Per i tre è troppo. Alvaro e Bonacci – secondo la ricostruzione del pm – decidono di metterlo a tacere. Mafodda accetta di partecipare.

Sarà lo stesso Mafodda a raccontare i dettagli dell’esecuzione. Gli investigatori si gettano alle sue calcagna subito dopo l’omicidio. Ricostruiscono la sua rete di spaccio tra viale Umbria, piazza Martini e i bar del Corvetto. Scoprono che tiene la coca in una casa a Monza. Lo fermano due giorni prima di quel 26 settembre 2013 insieme a due colombiani. Non fanno in tempo a portarlo in Questura che già si mette a confessare. Parla del debito che Spelta voleva vedere saldato. Parla di Carmine Alvaro. Parla della caccia all’uomo di quel 10 settembre. Prima i due vanno a casa di Massimiliano in zona Mecenate. Non lo trovano. Allora corrono verso il centro. Lo scovano insieme a Carolina e alla piccola in via Muratori. Poi gli spari.

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