Lo scorso 15 ottobre la dr.ssa Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento per le Statistiche sociali e ambientali, al cospetto dei parlamentari della XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati ha riferito una relazione molto interessante per i familiari dei disabili (qui si possono scaricare i documenti integrali).

Sorprende chi scrive che, ciò nonostante, si continui ad ascoltare da parte dei parlamentari delle forze di governo entusiastici commenti riguardo il finanziamento previsto nella manovra di stabilità per i non autosufficienti. Veramente sorprendente. Eppure la dr.ssa Sabbadini aveva descritto l’inadeguatezza quasi assoluta del sistema di welfare per i disabili gravi italiani. La stessa sottolineava che “metà della popolazione giovane e adulta con grave disabilità non riceve aiuti pubblici, non si avvale di servizi a pagamento, né può contare sull’aiuto di familiari non conviventi”.

Forse alcuni parlamentari della maggioranza saranno stati distratti quando la austera dirigente dell’Istat raccontava che in Italia “le persone sole disabili gravi sono 51.000: di questi il 23% usufruisce di assistenza sanitaria o non erogata da servizi pubblici, il 15,5% paga l’assistenza non sanitaria a domicilio, il 54% ricorre solo all’aiuto di familiari non conviventi (27.000 persone). Il 20% di disabili gravi oggi non può contare su alcun aiuto! Per queste persone  il “dopo di noi” è già iniziato” (Sabbadini).

Ancora più interessante è il capitolo riservato all’offerta di strutture e servizi per le persone con disabilità. Questo evidenzia l’assurda condizione di disuguaglianze esistente nel nostro Paese. Infatti, le risorse che i Comuni d’Italia destinano ai disabili mettono in luce “fortissimi squilibri”. In termini di spesa un disabile residente nel Nord-Est usufruisce di servizi per una spesa annua pari a 5.370 euro contro i 777 euro di un disabile meridionale. Scoprire che un disabile residente a Bolzano usufruisce di una spesa per interventi e servizi pari a 20.105 euro/anno contro  i 563 euro/anno  di uno della Campania rende tutto molto più chiaro.

I 400 milioni del fondo della non autosufficienza scovati dal governo Renzi, sottraendo risorse al fondo nazionale della famiglia (!) e cancellando il fondo nazionale degli indigenti (!), possono essere considerati sufficienti per un disabile del Trentino Alto Adige ma, purtroppo, non lo sono per la stragrande maggioranza dei disabili italiani.

Forse se i membri del governo leggessero il documento citato la smetterebbero una volta per tutte di cantare vittoria al cospetto di una sconfitta vergognosa per il livello di civiltà del nostro Paese.

E’ sicuramente più facile esultare che riconoscere, come ci ricordano gli amministratori locali del Trentino, che la disabilità richiede risorse, strutture e formazione. I numeri sono presto forniti: i livelli essenziali garantiti ai disabili gravi nella Regione del Nord-Est richiederebbero un finanziamento complessivo del fondo nazionale della non autosufficienza pari a 4 miliardi di euro ed il ripristino di quello delle politiche sociali almeno ai livelli del 2004 (1 miliardo e 884 milioni).

Nel frattempo forse la scelta più saggia potrebbe essere per le famiglie dei disabili italiani quella di  trasferirsi in Alto Adige. Lì, in fondo, l’aria è anche più salubre che a Roma.

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