Molto più di una moda o di un fenomeno passeggero legato alle condizioni contingenti. Lo street food, col suo mix di sapori pronunciati che raccontano i diversi territori e di prezzi abbordabili, si è ormai affermato come una stabile alternativa alla ristorazione tradizionale. Anche in un Paese dalla tradizione gastronomica inimitabile come l’Italia, dove anzi si è trasformato in un nuovo veicolo per diffondere il consumo di specialità delle varie zone del Paese. Lo conferma un sondaggio online di Coldiretti, dal quale emerge che quasi 3 italiani su 4 (il 73%) nel 2014 hanno acquistato street food, trasformandolo nel “cibo al tempo della crisi”.

Un fenomeno che negli ultimi anni ha contagiato 35 milioni di italiani perché concilia l’esigenza del risparmio con la scoperta anche degli aspetti più nascosti dell’offerta gastronomica italiana da assaporare comodamente passeggiando tra le bellezze delle nostre città. Dal sondaggio di Coldiretti risulta infatti che lo street food è uno stimolo soprattutto al consumo di prodotti nazionali. Il 60% degli intervistati hanno infatti puntato su quello tricolore, mentre circa il 10% ha scelto la variante “etnica” (come il kebab) e solo il 3% la versione “internazionale” (ad esempio, gli hot dog).

Non solo panini (anche se ci sono anche quelli, farciti con prelibatezze della Penisola che vanno dai più svariati formaggi alla porchetta) quindi nelle preferenze degli italiani per il loro menù da strada. Il più delle volte si tratta infatti di pietanze che vantano una tradizione antichissima come gli arancini siciliani, la piadina romagnola, le olive ascolane, i filetti di baccalà romano, gli arrosticini abruzzesi, la polenta fritta veneta, le focacce liguri e il pesce fritto nelle diverse località.

Direttamente collegato all’aumento continuo degli appassionati dello street food, sottolinea Coldiretti, è poi il moltiplicarsi delle presenze a sagre e feste in località italiane anche di piccole dimensioni, dove il cibo da strada si unisce a una dimensione collettiva nel nome di una ristorazione capace di resistere alle mode gastronomiche che vanno spesso a distorcere tradizioni e ricette tipiche.

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