Fabrizio Brignolo non lascia le sue tre poltrone. Il sindaco di Asti resta presidente della Provincia e pure consigliere d’amministrazione della banca cittadina, la Cassa di risparmio di Asti. Passati i dieci giorni concessi dal nuovo consiglio provinciale per risolvere la presunta incompatibilità, venerdì il primo cittadino del Pd – tra il dimettersi da una carica e il motivare la sua permanenza – ha optato per la seconda opzione. Intanto i consiglieri del MoVimento 5 Stelle si preparano a un ricorso e alla modifica degli statuti con l’intento di togliere la politica dalle banche.

Il capogruppo M5S Gabriele Zangirolami e Davide Giargia, insieme ad Alberto Pasta, avvocato ed ex assessore alla legalità proprio nella giunta di Brignolo, si sono accorti del problema. Tre giorni dopo il voto, avvenuto il 13 ottobre, hanno inviato ai nuovi consiglieri una lettera chiedendo loro di sollevare la questione incompatibilità e a lui di eliminare una delle cause. Il motivo? Nella lettera citano l’articolo 63 del Testo unico degli enti locali (Tuel): il secondo punto del primo comma sostiene che non può ricoprire la carica di presidente della provincia “colui che, come titolare, amministratore, dipendente con poteri di rappresentanza o di coordinamento ha parte, direttamente o indirettamente, in servizi, esazioni di diritti, somministrazioni o appalti, nell’interesse del comune o della provincia”. Secondo loro Brignolo rientra in questo ambito: è nel cda di una banca che svolge il servizio di tesoreria per conto della Provincia di cui è presidente. “È controllore e controllato”, così Pasta sintetizza il conflitto d’interessi.

Venerdì il sindaco invece ha deciso: “In questi giorni  ho interrogato me stesso e la mia coscienza, ancor prima di affrontare gli aspetti giuridici della vicenda. Mi sono chiesto se sussistano problematiche che potrebbero rendermi meno libero”. Esito di questa riflessione? “La risposta è stata negativa”. Due incarichi amministrativi, uno da “banchiere” e piena libertà. Tre i motivi della sua scelta: i ruoli di presidente della provincia e consigliere d’amministrazione non interferiscono; la norma del Tuel non si applica alle nuove province per colpa di un “vuoto normativo”; e infine l’articolo 51 della Costituzione tutela il diritto degli eletti a conservare il posto di lavoro. La questione torna al consiglio provinciale che in dieci giorni dovrà decidere che fare, mentre Zangirolami, Giargia, Pasta e il consigliere del centrodestra Maurizio Lattanzio presenteranno un ricorso al tribunale affinché un giudice dichiari l’incompatibilità di Brignolo e sancisca la decadenza da un incarico.

I grillini inoltre proporranno la modifica dello statuto della Fondazione della Cassa di risparmio di Asti, l’ente che controlla la maggioranza dell’istituto bancario. Perché? Come ha fatto notare Anna Bosia, consigliere di “Uniti per Asti” passata all’opposizione, la Città di Asti nomina cinque componenti del consiglio di indirizzo e la provincia ne nomina altri cinque. Brignolo potrà nominarne dieci che – insieme agli altri cinque scelti dalla Camera del commercio – sceglieranno gli altri sei per concludere la squadra di 21 consiglieri. Insomma, il politico avrà un’influenza enorme sulla fondazione bancaria e sulla cassa di risparmio, mentre i legami tra amministrazione e finanzia si fanno più intricati. Così è nata l’idea di modificare lo statuto della fondazione per “togliere la politica dalle banche”, riducendo il numero di consiglieri e far sì che la loro scelta avvenga sulla base dei curriculum e non sulle nomine degli amministratori.

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