‘Il futuro è solo l’inizio’. Così il Presidente del Consiglio Matteo Renzi alla Leopolda. Futuro? Se il futuro di cui il governo parla è quello del Jobs Act e de La buona scuola, no grazie ci costruiamo un’alternativa. Il 14 novembre sono scesi nelle piazze di tutta Italia studenti, precari, lavoratori e migranti contro le riforme di un governo che parla di futuro, ma che è più obsoleto che mai: con la riforma de La buona scuola – titolo che sembra quasi dire ‘perché ora è buona, ma prima insomma’ – in realtà si ripropone il modello aziendalistico già introdotto con la precedente riforma Gelmini. Ma la rincorsa al nuovo purché sia nuovo e non importa se sensato e adeguato non finisce qui. Con il dl Sblocca Italia i fondi per il diritto allo studio stanziati dalle regioni subiranno un ulteriore taglio e e tagli anche al fondo per gli enti di ricerca.

Il 14 novembre gli studenti hanno chiesto il blocco totale della didattica perché tutti potessero partecipare alla mobilitazione, il blocco della ricerca per rivendicare una ricerca pubblica, la partecipazione incrociando le braccia contro le politiche di austerity e privatizzazione. In tutta italia la partecipazione ai cortei è stata consistente: Padova, Napoli, Torino, Milano. A Roma 20mila persone hanno sfilato da Piazza della Repubblica a Piazza Vittorio e le braccia sono rimaste incrociate per 24 ore consecutive. Un corteo privo di tensioni nella capitale, a parte il lancio di uova e bombe carta di fronte il Ministero dell’Economia e di fronte l’Ambasciata tedesca, ed è stato un corteo ‘del presente’: nessun ’68, poche bandiere di partito, era il corteo di tutti coloro che subiscono le conseguenze delle politiche attuali. Uniti in risposta a un governo che si proclama giovane e inventa slogan sul futuro: i giovani e il futuro erano lì. Il governo dov’era?

Gli studenti sono scesi in piazza con una dichiarazione chiara e diretta: “Voglio un’istruzione pubblica, gratuita e di qualità! Io sciopero perché la mia scuola è a pezzi e condivide questa situazione con tante altre nel Paese. Il 65% degli edifici scolastici si trova in una zona a rischio sismico, il 24% è stato costruito in terreni a rischio idrogeologico, il 73% presenta lesioni strutturali e sulla facciata esterna, il 41% presenta uno stato di manutenzione mediocre o pessimo e 2.000 edifici sono a rischio amianto per 342.000 studenti.Io sciopero perché non voglio fuggire dall’Italia. Il 10 ottobre siamo entrati in scena in più di 100 piazze del Paese per dire ad un Governo sordo alle istanze dei più deboli, che risponde con tweet e manganelli alla disperazione degli operai di Terni come degli studenti, che non accettiamo più soprusi e leggi che vanno contro i nostri bisogni. Io sciopero perché la conoscenza è un bene comune”.

Domani ricorre il decennale dalla scelta di proclamare il 17 novembre come giornata internazionale dello studente: una giornata che rappresenta le lotte degli studenti nel mondo da oltre 70 anni. Auguri.

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