Nuove intimidazioni al giornalista dell’Espresso Lirio Abbate. Come fa sapere lo stesso settimanale, nella notte tra martedì e mercoledì una Renault Clio ha speronato l’auto blindata sulla quale viaggiavano il cronista e la sua scorta. Uno dei passeggeri è riuscito a fuggire, l’altro è stato fermato, ma non ha aperto bocca. Abbate è sotto protezione da sette anni per le minacce di morte ricevute dalla mafia. Ma, a quanto scrivono l’Espresso e Carlo Bonini su Repubblica, probabilmente ora il problema non è Cosa Nostra – che lo costrinse a lasciare Palermo – ma la criminalità organizzata romana, in rapporti con ambienti politici e neofascisti, di cui il giornalista aveva parlato proprio martedì sera, durante la puntata di Ballarò. Intimidazioni “fascio-mafiose”, secondo il titolo dato dall’Espresso alla sua ultima inchiesta.

Tutto è successo martedì sera dopo le 22. Secondo quanto riferisce l’Espresso, Abbate si allontana con la scorta da Largo Fochetti, dove si trova la sede della redazione dell’Espresso e di Repubblica. Una Clio inizia a seguire la loro macchina. Quando gli agenti se ne accorgono, fanno una brusca frenata e vengono speronati dalla Clio che, con una retromarcia, si allontana in direzione opposta verso corso Vittorio Emanuele. Parte l’inseguimento fino a quando la macchina dei fuggitivi rimane imprigionata nel traffico. Tanto basta ad uno dei tre agenti della scorta del giornalista per bloccare il conducente della Clio, un ventenne incensurato. Riesce invece a fuggire l’uomo che era accanto all’autista.

Per tutta la notte il ventenne viene interrogato. Ma il ragazzo non vuole spiegare perché ha tentato di fuggire dopo aver speronato la macchina di Abbate. Risulta anche negativo al test dell’alcol e a quelli sulle sostanze stupefacenti. Nessun legame apparente con i clan. A quanto racconta Bonini su Repubblica, il giovane non risponde alle domande è cerca di dipingersi come uno sbandato. Nella macchina, sempre secondo quanto riportato dal settimanale, trovati i documenti di un altro cittadino straniero, di cui si stanno facendo accertamenti.

Un’intimidazione che ha un precedente, rivelato solo oggi. Due mesi fa, riporta Repubblica, in corrispondenza del passo carraio della redazione dell’Espresso è stata trovata un’automobile in sosta. Sul sedile di guida della vettura, che poi risulterà essere rubata, un proiettile di grosso calibro e un biglietto che indica a chi è rivolto il “regalo”: al cronista Lirio Abbate. L’Espresso aveva scelto di non raccontare questo fatto per non intralciare le indagini, ma appare ora evidente il legame tra le due intimidazioni. Come nell’episodio di martedì sera, anche a metà settembre le telecamere di sorveglianza della redazione del Gruppo Espresso mostrano due uomini in azione. Poche ore prima, sul settimanale usciva l’ultimo servizio di Abbate: “Fascio-mafiosi a Roma“. Che raccontava il potere criminale dei “quattro Re di Roma” (Casamonica, Senese, Carminati, Fasciani), e dei rapporti tra alcuni boss della mala e gli ambienti politici e neofascisti della Capitale.

Sulle minacce al cronista dell’Espresso è intervenuto anche il conduttore di Ballarò, Massimo Giannini. L’ex vicedirettore di Repubblica, con un video diffuso su Facebook, ha espresso la sua solidarietà ad Abbate e ha denunciato intimidazioni anche nei confronti di Francesca Fagnani, autrice del servizio sulla criminalità organizzata nella capitale andato in onda martedì sera durante la trasmissione.

Tutta la redazione de ilfattoquotidiano.it si stringe attorno a Lirio.

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