Tanto tuonò che arrivò il diluvio, ma questa volta sul serio. Sono ore concitate per il sindaco di Roma, Ignazio Marino, al centro di una telenovela che riguarda una serie multe non pagate per essere entrato con la sua Panda Rossa – la stessa che parcheggiava a Palazzo Madama dopo aver lasciato lo scranno di senatore – nella zona a traffico a limitato con un pass scaduto. Ore concitate perché proprio oggi durante una conferenza stampa il Ncd coordinato dal senatore Andrea Augello ha smentito punto per punto la versione del sindaco, il quale nei giorni precedenti si era difeso denunciando una intrusione di pirati informatici nel sistema di gestione dei permessi delle Ztl. Ore concitate che prefigurano qualunque scenario, anche le dimissioni del sindaco “marziano”, dossier – il cosiddetto “multa-gate” che potrebbe avere un riflesso sul Pd nazionale, e che imporrebbe l’apertura di una riflessione da parte di Matteo Renzi.

Ma per comprendere cosa sia succedendo in Campidoglio e dintorni è necessario riavvolgere il nastro. Il 6 novembre il senatore Ncd Andrea Augello deposita un’interrogazione parlamentare al ministro Alfano sulle multe prese dalla Panda di Ignazio Marino. “Risulta, infatti – mette a verbale Augello nel testo dell’interrogazione – che il sindaco, con la sua Panda, abbia preso otto multe ai varchi elettronici della Ztl perché, per due mesi, il suo permesso non era valido. Il periodo temporale va dal 23 giugno al 21 agosto 2014, quello che passa tra la scadenza del vecchio contrassegno e l’inizio di validità del nuovo. Infrazioni, codice alla mano, da 80 euro ciascuna, per un totale di 640 euro complessivi, più notifiche e interessi”.

Ma il “marziano” non ci sta. E rilancia  con un video pubblicato sul suo profilo Facebook in cui sostiene che un hacker avrebbe violato i sistemi del comune e confezionato un “fascicolo informatico” nel quale, da un certo punto in poi, era sparito il permesso Ztl del sindaco. “Qualcuno ha confezionato un dossier informatico contro di me perché ho pestato i piedi a qualcuno”. Una denuncia che arriva alla procura di Roma, e che induce il capo pm Giuseppe Pignatone ad aprire un fascicolo contro ignoti per “accesso abusivo a un sistema informatico”. Nel frattempo, però, un superteste ascoltato dai carabinieri avrebbe categoricamente smentito la ricostruzione fornita da Marino e dal suo staff. “Prima del 12 agosto 2014 non c’era alcun permesso temporaneo per il sindaco”, sarebbe la dichiarazione verbalizzata dai militari dell’Arma in cui parla  un dirigente dell’Agenzia della Mobilità. E non è tutto perché agli atti dell’inchiesta spunterebbero gli orari relativi a 8 contravvenzioni, elevate contro Marino tra il 25 giugno e il 25 luglio 2014. Proprio in quel periodo, la Panda rossa del sindaco risultava sguarnita del permesso per il centro. I passaggi “abusivi” dell’auto del sindaco sarebbero stati immortalati dalle telecamere, finendo così nei tabulati del Dipartimento entrate del Comune. A quanto sembra, alcuni verbali sarebbero spariti nel nulla: all’ufficio contravvenzioni sarebbero arrivate solo quattro notifiche.

Ma la storia prende un’altra forma l’11 novembre, quando in una conferenza convocata dal Ncd, il senatore Andrea Augello, lo stesso che ha presentato l’interrogazione parlamentare, rivela che non esiste “nessun dossier informatico” e non esiste nessun hacker che abbia violato i sistemi informatici del comune per far sparire il suo permesso di accesso alla Zona Traffico Limitato. Ma, rincara Augello, “si è trattato di un colossale sbaglio, di un’ingenuità crediamo dolosa e per questo, per il ridicolo di cui il sindaco ha coperto Roma, gli diamo 48 ore per dimettersi“. Una smentita che indebolisce ulteriormente la posizione di Marino e che scatena il putiferio in Campidoglio al punto che viene convocato un vertice di maggioranza per ragionare sulla strategia da adottore. Secondo le indiscrezioni che trapelano dal vertice, nel mirino ci sarebbe il suo capo gabinetto Luigi Fucito, che stando alle ricostruzioni sarebbe colui che avrebbe suggerito al sindaco la scelta di rivolgersi alle autorità di polizia per denunciare la supposta intrusione informatica.

“Questa storia la vedo come un po’ come la storia di Montecarlo che coinvolse Fini”, rivela a IlFattoQuotidiano.it una fonte vicina al sindaco. Una storia che potrebbe complicare le sorti del mandato di Marino. Anche perché, stando ad alcuni esponenti del Pd renziano, “Ignazio ha innalzato il livello dello scontro e nessuno è intenzionato a metterci la faccia”. Il sindaco, insomma, appare più isolato che mai. Pochi minuti fa uscendo dal vertice il coordinatore della maggioranza Fabrizio Panecaldo si è lasciato scappare che “se avessimo fatto queste riunione cinque giorni fa non sarebbe successo nulla, oggi abbiamo preso atto della verita’: c’e’ stato un errore amministrativo nel non chiedere il rinnovo del permesso su cui si è montato un caso”. Un elemento concreto che conferma la solitutidine di Marino. Le dimissioni non sembrano cosi lontane.

Twitter: @GiuseppeFalci

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