“Ma è  possibile che fanno lo streaming su tutto, ma invece non sappiamo che cavolo si dicono nel Patto del Nazareno?”. La domanda forte e provocatoria non è scandita da un parlamentare del M5s. Ma ad usare questi toni è la pasionaria di Forza Italia, Alessandra Mussolini che, ospite a Coffee Break, spera che “finisca al più presto il patto del Nazareno perché noi abbiamo una posizione incomprensibile per i cittadini. Basta, basta: o si sta all’opposizione, o si sta al governo”. Parole che di certo innalzano il livello di scontro poco prima dell’ufficio di presidenza di Forza Italia, che si preannuncia infuocato perché, raccontano in Transatlantico, “su 130-140 parlamentari ormai Berlusconi ne controlla solo 20-25”.

L’ex Cavaliere è combattuto, non sa più quale strada intraprendere. “Non voglio passare per perdente, ma non posso dire di no”, avrebbe confidato ieri a Fedele Confalonieri e ai figli durante il pranzo a Villa San Martino. La strategia preparata da Berlusconi insieme a Gianni Letta e Denis Verdini (il “regista” dell’accordo con Renzi) prevede che l’ex premier provi a tenere tutto insieme. Almeno a parole, secondo le indiscrezioni più accreditate, Berlusconi dirà che “noi siamo per rispettare il patto del Nazareno, ma senza subire imposizioni da Palazzo Chigi”. Funzionerà? Difficile saperlo e, soprattutto, difficile sbilanciarsi sull’esito dell’incontro-scontro. Di certo il pranzo con il “ribelle” Raffaele Fitto ha la funzione di ammorbidire il livello dello scontro all’interno di piazza San Lorenzo in Lucina, e di andare incontro alle richieste dell’enfant prodige pugliese che continua a prendere quota all’interno del partito. “Fitto oggi gli chiederà la testa di alcuni coordinatori regionali del sud, come ad esempio quella del coordinatore siciliano, Vincenzo Giibino, o di quello calabrese Jole Santelli”, mormorano dall’inner circle dell’europarlamentare.

Ma, secondo la versione di Maurizio Bianconi che chiacchiera con ilfattoquotidiano.it in Transatlantico, il punto di mediazione potrebbe essere il seguente: “La soluzione auspicabile è che Berlusconi capisca che non può più fare la spalla di Renzi. E che contemporaneamente rinunci a congressi farsa e riapra al rapporto con il territorio. Su questo possiamo starci. Noi diciamo una cosa elementare: un partito di centrodestra quando governa il centrosinistra deve fare per prima cosa opposizione, o-p-p-o-s-i-z-i-o-n-e”. In questo contesto il cerchio magico appare sempre più isolato, e anche chi, come Maria Stella Gelmini e Paolo Romani, si definisce “più berlusconiano di Berlusconi” avrebbe storto il naso all’ultimatum del premier sulla legge elettorale avvertendo il Cavaliere di “stare attento, altrimenti ti ritroveresti in minoranza nei gruppi parlamentari del tuo stesso partito”.

Insomma, al netto dei pasdaran, come Denis Verdini, Maria Rosaria Rossi e Daniela Santanché, si annoverano tre diverse sfumature di antirenzismo all’interno di Forza Italia. La più chiara e nitida, come dicevamo sopra, è quella di Fitto, che chiede di essere alternativi alla sinistra auspicando che la leadirship sia contendibile e garanzie sulla democrazia interna al partito. Un’altra area, seppur superberlusconiana, costituita da Gelmini-Brunetta-Toti, convinta che si può essere “opposizione responsabile” ma senza legare le sorti del partito a quelle del Pd e di Renzi. E, infine, un girone di battitori liberi, di personalità che risiedono fra Camera e Senato, che incalzano i vertici  perché  “la gente non è affatto contenta di far parte di un partito che si chiama non più Forza Italia ma Forza Renzi”. Malumori che se oggi fossero rintuzzati da “una recita del Presidente” tornerebbero in campo “al momento dell’elezione del capo dello Stato, così come è già successo per Catricalà e Caramazza“. “Il voto segreto” è l’arma del ribellismo forzista.

Twitter: @GiuseppeFalci

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