Domenica 9 novembre, qualche decennio fa, è caduto il muro di Berlino. Grande festa, grande giubilo, il simbolo più manifesto della guerra fredda, dell’annoso scontro tra ideologia liberale e democratica contro sistema economico pianificato e autocratico si è dissolto. Quel giorno stavo facendo un compito di storia, ero alle medie.

Ora a distanza di molti anni mi domando se quel muro fosse veramente così importante, oppure, al pari di altri eventi passati alla storia come “simboli” fosse più che altro un ottimo strumento di propaganda da dare in pasto alla plebe (pardon popolo). I muri più importanti, tranquilli non voglio cadere nel metafisico, sono quelli che non si possono abbattere con un piccone.

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Crolla il muro di Berlino e quei palazzoni comunisti dell’ex Ddr vengono privatizzati, prima da entità della Germania capitalista dell’Ovest poi, in tempi meno sospetti, dalla finanza americana. Uno dei più noti affaroni fu quello perseguito dalla Goldman Sachs e il fondo Cerberus per l’acquisizione di 66.000 appartamenti dalla tedesca Gsw. Non discuto ne critico la scelta di vendere, erano bei soldi per le casse di Berlino. Il muro (invisibile) che divideva i ricchi berlinesi dai poveri comunisti non si è certo dissipato. Anzi è aumentato. In verità questa discussione è valida in tutto il mondo. Dal crollo del muro di Berlino il muro invisibile tra poveri e ricchi è cresciuto. Ampliando le sue fondamenta, accrescendo la sua altezza e lo spessore. Ovvio nessuno verrà mai a dirvi che se siete poveri rimarrete poveri. Al contrario più si è in alto più si cerca di aiutare chi sta in basso. Bill Gates ha capito che aiutare i meno ricchi è cosa buona e giusta. Ha creato la fondazione Gates e da allora ha trovato un valido e legale modo per arricchirsi. Perché cercar di far soldi con i ricchi (per estensione del termine) occidentali quando ci son tanti poveri di cui prendersi cura. Insieme al signor Buffet, altro uomo discretamente benestante, si son dati alla pazza gioia in Africa. E stan facendo molto come riporta il Los Angeles Times. La povertà e il divario tra ricchi e gli “altri” (potremmo usare un termine political correct come diversamente ricchi) si è drasticamente ampliato e non serve abbattere muri per ridurlo.

Facciamo un salto in Italia e vediamo come stanno questi comunisti. Scorgo un articolo del manifesto (giornale un filo di sinistra) che parla dei nuovi poveri: le partite Iva. Sfruttati, sotto rappresentati, e mal compresi dal governo (e dal fisco) che con zelante mania di persecuzione, li indica come evasori delle tasse. Anche la Camusso indicava le partite Iva come una realtà da controllare. Il suo compagno di merende, il gentile sindacalista Bonanni per difendere gli operai (i famosi compagni) prendeva oltre 33.0000 euro l’anno. Del resto per difendere un operaio che prende un lordo di poco superiore alle 2.000 euro al mese si fatica, non fosse mai che Bonanni non avesse qualche piccola gioia dalla vita.

Quindi si evince che i compagni e i sindacalisti (figli del tanto declamato status quo pre-muro) dalla caduta del muro hanno migliorato la loro posizione sociale. Gli operai, e il recente fenomeno delle partite Iva, stanno, invece, andando via via perdendo potere di acquisto (qualcuno ha sentito parlare del cambio euro-lira), perdendo diritti. Ora tanto per sincerarci che il muro invisibile che divide ricchi da poveri continuerà a crescere (quanto meno in Italia ma facciamo anche in Europa) è importante esser sicuri che i poveri non possano cambiare le cose (ma gli venga data la speranza di poterlo fare). Quindi è importante offrire loro la speranza. La speranza è uno strumento oppiaceo usato di continuo da chi sta in alto per tener buoni quelli che stanno in basso. Il pensatore russo (in esilio) Aleksandr Solzhenitsyn era solito sostenere che “si ha potere sulle persone finché non gli togli qualunque cosa. Quando hai sottratto a un uomo ogni cosa, non è più in tuo potere, ed è libero”.

Dato che il popolo ha bisogno di speranza per essere controllato, si deve trovare una soluzione. Il futuro luminoso è una delle speranze migliori. Chi sta in alto (chi controlla gli esecutori materiali che si premurano di gestire la popolazione) deve necessariamente offrire un futuro plausibile. In italia al momento si discute di dare il Tfr in busta paga (scelta volontaria, ma considerando la crisi nera in cui siamo scelta potenzialmente percorribile da molti plebei). Una scelta plausibile per chi ha messo in conto che non avrà mai la pensione, perché il modello pensionistico è già ora in crisi e il trend è destinato ad aumentare.

In pratica si sta rottamando (parola cara all’attuale primo ministro) il futuro per pochi spiccioli (che fan sempre comodo) nel presente. Esiste un piano futuro per l’italia? Un percorso credibile, un’idea in cui uno studente possa decidere di investire il suo percorso di studi universitari? Chessò “italiani diventiamo un paese a vocazione turistica” oppure “creiamo maggiori relazioni con il blocco est (Russia, Cina etc..)”. Insomma c’è qualcuno che si possa metter a fare di conto con l’abaco per definire un futuro. L’ultima persona che ebbe una visione in Italia in tempi recenti del dopoguerra, ebbe un incidente aereo. Vi sono pensatori nel mondo occidentale moderno alla stregua di Kissinger, di Andreotti, di Gorbaciov? Se escludiamo Putin e pochi altri politici “imperiali” (che derivano da territori parti di antichi imperi e quindi abituati a pianificare sul lungo) non vi sono pensatori nel mondo occidentale che superino una pianificazione di qualche trimestre. I loro primi interessi, tuttavia, sono certo che siano per la plebe.

Il muro di Berlino è crollato ma da allora di muri ne sono sorti molti e molti ne sorgeranno in futuro. Tra poveri e ricchi, malgrado le belle parole, esiste un muro valicabile solo da pochi: eletti, geni, o valenti capipopolo. Per gli altri resta la speranza del futuro.

@enricoverga

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