Cinema

Cinema, animazione made in Italy contro la deroga di Agcom a Disney

Una norma della comunità europea obbliga le società a investire il 10% degli introiti. Ma la multinazionale dei cartoni ha chiesto di essere esonerata sostenendo l'impossibilità di trovare produzioni italiane di sufficiente qualità. Ma le associazioni protestano: "Falso"

di Davide Turrini

La Disney non vuole essere obbligata a investire il 10% dei suoi introiti nelle produzioni d’animazione italiane, come previsto dalle norme comunitarie, e l’Agcom approva. Monta la protesta delle principali associazioni di autori e produttori di animazione made in Italy dopo che l’Autorità Garante delle Comunicazioni, con funzione di controllo del mercato delle telecomunicazioni e i cui componenti sono eletti con nomina parlamentare, ha deciso di esonerare la Disney dall’obbligo di legge di investire il 10% dei suoi introiti netti annui nella produzione di opere europee di produttori indipendenti e opere cinematografiche di espressione originale italiana. Una norma della comunità europea per la quale Disney ha chiesto una deroga sostenendo l’impossibilità di trovare produzioni italiane di sufficiente qualità per essere mandate in onda sui suoi canali: “Produzioni che siano in grado di rappresentare fedelmente quel sistema di valori e quei livelli di qualità in grado di soddisfare compiutamente le particolari aspettative del pubblico di riferimento”.

“Peccato che in Francia e Germania Disney non si sia mai posta questo tipo di problema”

“Peccato che in Francia e Germania Disney non si sia mai posta questo tipo di problema”, spiega al fattoquotidiano.it Alfio Bastiancich, presidente di ASIFA Italia, che con Cartoon Italia, l’associazione nazionale dei produttori di animazione, e Cartoon Lombardia ha immediatamente contestato la delibera di Agcom, “stamattina parlavo con Bruno Bozzetto e valutavamo come Disney non avesse quasi mai investito in serie tv italiane d’animazione. Loro pensano molto alla loro immagine originaria da trasmettere nel mondo, ma desiderano fare ben pochi investimenti produttivi”. Nella nota congiunta delle associazioni che protestano chiedendo prima di tutto di leggere le motivazioni tutt’ora sconosciute della delibera Agcom, si evidenzia come “i produttori italiani indipendenti producono programmi di animazione per l’infanzia con una qualità riconosciuta a livello internazionale e che veicolano valori quali l’amicizia, il rispetto della famiglia e degli altri, la tolleranza, lo spirito di squadra, perfettamente riconducibili alla linea editoriale della Disney”.

“Il trend delle nostre produzioni vola alto, soprattutto in India e in Cina”, continua Bastianchich, “cito le Winx, successo planetario, prodotto dalla marchigiana Rainbow; Geronimo Stilton prodotto da Atlantyca; la serie Topi Tip dello studio Bozzetto &Co; “I Cuccioli” delle trevigiana Gruppo Alcuni”. “In tutto il mondo l’Italia è considerato il paese che ha il potenziale creativo più alto”, spiega Anne-Sophie Vanhollebeke, presidente di Cartoon Italia, “Purtroppo le istituzioni pubbliche italiane lo sottovalutano e i giovani talenti sono costretti a cercare lavoro altrove e ironia della sorte  anche presso Disney America. Questo obbligo di investimento non deve essere vissuto dalle emittenti come una zavorra ma come una opportunità anche perché in Italia ci sono molti progetti di serie animate in sviluppo molto innovative, moderne e di respiro internazionale”.

Monta la protesta delle principali associazioni di autori e produttori di animazione. L’Agcom ha deciso di esonerare la Disney dall’obbligo di legge di investire il 10%

Il comparto dell’animazione cinematografica e televisiva in Italia comprende 70 società con più di 3.000 addetti, inclusi i free lance, ed è in grado di fornire, grazie anche ad accordi di coproduzione con i partner europei, centinaia di ore annue di programmi. A livello produttivo al sostanziale mancato apporto di Disney fa da tampone la Rai che investe 15-18 milioni di euro l’anno in animazione, di cui circa il 40% in serie tv, che si moltiplica per un ricavo sui 70-80 milioni l’anno. “Se l’Agcom certifica che la Disney non può produrre, resteremo con un sistema bloccato, privo di una sana concorrenza”, conclude Bastiancich, “certo, tutti amiamo e rispettiamo la Disney, ma lasciarci produrre culturalmente nostre storie che si rivolgono soprattutto alle giovani generazioni tra gli otto e i dodici anni è segno di rispetto a sua volta per gli autori italiani. Fino a quando andiamo noi privatamente con la borsetta dai producers Disney e ci dicono che i nostri progetti non vanno bene, con rammarico andiamo avanti; ma quando l’Agcom gli consente l’esonero ad investire crea un pesante danno d’immagine per il sistema produttivo del nostro paese”.

Foto dal profilo Facebook di Geronimo Stilton

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