Ho ricevuto la lettera di licenziamento da Mediaset. Giorni fa a Telelombardia, Antonio Di Pietro, che è anche avvocato, ha detto: ‘Emilio Fede è una persona perbene, abbiamo avuto dei contrasti ma li abbiamo superati. Sapete che vi dico? Se me lo chiede, lo difendo io’“. Sono le parole di Emilio Fede, ospite de “La Zanzara”, su Radio 24, a proposito del suo licenziamento definitivo da Mediaset. La fine dei rapporti con l’azienda sarebbe legata al presunto ricatto nei confronti dei vertici Mediaset per un falso fotomontaggio a luci rosse con oggetto il direttore generale dell’informazione del gruppo Mauro Crippa. “Ormai sono ‘on the road’, mi hanno buttato in mezzo a una strada” – si sfoga Fede – “mi hanno maltrattato. Ma voglio un minimo di giustizia, almeno i soldi fino alla fine del contratto, cioè giugno. Invece nella lettera, che mi è arrivata il 5 novembre, c’è scritto che il contratto viene rescisso a partire dal 31 ottobre. E che devo lasciare alla fine di novembre la casa di Milano 2 (messa a disposizione dal gruppo televisivo, ndr. Pensate” – continua – “che il mio avvocato, che era una mia carissima amica, Nadia Alecci, mi ha lasciato a metà processo (Ruby bis, ndr) e mi ha presentato una parcella di 450mila euro“. E aggiunge: “In più, ho subito il sequestro conservativo ingiuntivo: mi hanno bloccato 600mila euro che avevo in banca, i risparmi di una vita. Mi hanno anche sequestrato lo stipendio e un quinto della pensione“. Sul Cavaliere afferma: “Io sono nella storia di Mediaset. Non ho sentito Silvio, ora ha cose più importanti di cui occuparsi, la nostra amicizia non può essere messa in crisi da questo. Però umanamente mi aspetto da lui un messaggio“. Fede poi legge la lettera di licenziamento da Mediaset e puntualizza: “Vorrei evitare di portare Mediaset in tribunale, ma vedremo. Dopo tanti anni, non posso uscire così di scena. Io vorrei restare a Milano 2 perché c’è il verde, magari provo a subentrare nell’affitto che mi pagava Mediaset, 2500 euro al mese. Ma ho un’altra casa a Milano, bellissima, in Corso Plebiscito. E’ vuota e arredata da mia moglie con mobili cinesi. L’autista? Mi hanno tolto pure lui, mi muoverò col taxi” di Gisella Ruccia

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